giovedì 5 gennaio 2012
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​Arriva al governo l’ennesimo appello dei sindacati a tornare sui propri passi e incontrarli uniti, quando da lunedì inizierà la consultazione sulla riforma del mercato del lavoro. E, non bastasse la tensione che già serpeggia, a riscaldare ancora di più gli animi dai retroscena giornalistici rispunta pure la riforma dell’articolo 18, che - complice un’intervista del ministro Elsa Fornero - già nelle scorse settimana aveva fatto divampare la battaglia. Lo stesso ministro ha dato il via al round di incontri informali partendo ieri proprio dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Poi ha fatto sapere che al termine degli incontri con le parti sociali, «si definirà l’agenda relativa a temi e modalità per il confronto che porterà, nei tempi brevi indicati dal presidente del Consiglio Mario Monti, a una riforma del mercato del lavoro». dal canto suo la Cgil auspica «il ritorno a modalità di confronto ordinarie e vere rispetto agli annunci che si sono rincorsi in questi giorni».Poche ore prima dell’incontro era arrivato l’ennesimo avvertimento della Cgil: «Se il governo vuole l’accordo chiami i sindacati e parli chiaro, individuando obiettivi e strumenti», è «solo buon senso, altrimenti è tutto fumo per decidere da soli». Per il sindacato di Corso Italia, «non è necessaria la concertazione anni ’90 ma un confronto serio e onesto». E con Cisl e Uil «serve arrivarci con una posizione comune». Per questo, afferma la Cgil, »bisogna concordare uno spartito: non si può chiedere ogni giorno concertazione e poi accettare di fare i solisti stonati». Secca, infine, la bocciatura del contratto unico proposto dal senatore Pd, Pietro Ichino: »È pubblicità ingannevole. Non cancella la precarietà di oggi e ne aggiungerà nuova domani». La Cisl vuole verificare «nei fatti la reale volontà sia del governo sia delle altri parti sociali di fare una vera trattativa che conduca ad un accordo sui temi della crescita e dell’occupazione», dichiara la Cisl in una nota. Il sindacato di via Po, infine, rigetta il «teatrino mediatico "virtuale" senza costrutto». Netto l’altolà alla Camusso da parte del numero uno della Uil, Luigi Angeletti, che parla di «polemica eccessiva».Per il Pd è «positivo il fatto che la polemica sugli incontri separati si sia finalmente risolta con l’avvio di incontri informali», dice l’ex ministro Cesare Damiano. Sul versante sia del contratto unico che della concertazione si registra la posizione di due "grandi vecchi" del sindacalismo italiano: l’ex presidente del Senato Franco Marini e Giorgio Benvenuto. Più critico con l’esecutivo il secondo, già segretario Uil, per il quale vedere le sigle del lavoro in tavoli separati è «una scelta poco saggia, dettata da cattivi consiglieri». Mentre l’ex segretario della Cisl, attuale esponente di spicco del Pd, da un lato sostiene l’esecutivo nella sua volontà di «considerare una priorità la riforma del mercato del lavoro». Poi sponsorizza un ddl sul contratto unico tra quelli presentati dal suo partito (a firma Nerozzi-Boeri-Garibaldi) e chiede al Pdl di guardarvi con attenzione. I primi tre anni - spiega - diventano «un lungo periodo di prova», dopo «non è più consentito il licenziamento se non per giusta causa». Insomma, l’articolo 18. Rispetto al quale, però, sostiene il senatore del Pd Pietro Ichino (autore di un’altra delle proposte in campo) «esistono tecniche di protezione diverse, penso in particolare a quelle sperimentate nei paesi scandinavi, che garantiscono la libertà, la sicurezza e la dignità dei lavoratori dipendenti molto meglio». Sulle barricate Antonio Di Pietro: nella "fase due" «non azioni di rivalsa nei confronti dei lavoratori, ma di rilancio dell’economia».
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