martedì 9 luglio 2019
Gabriele Lizzani (nella foto) è il fondatore di Employerland, start up specializzata nel recruiting dei talenti
«Progetti e prospettive di crescita per far tornare i nostri giovani»
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La scorsa settimana è volato a Londra con una serie di grandi aziende e realtà di successo nazionali – da Ferrari a Cassa Depositi e Prestiti, da Snam a Chiesi Farmaceutici – con l’obiettivo di far rientrare in Italia alcuni cervelli in fuga che si sono affermati oltreconfine. Gabriele Lizzani, ceo e founder di Employerland, start up tecnologica specializzata nel recruiting di talenti, è convinto che il futuro del Paese dipenda dalla forza di non perdere le sue migliori risorse, ma anche dalla capacità di recuperarne: «Stiamo perdendo delle competenze incredibili che possono essere utilizzate per produrre un reale cambiamento in Italia – afferma –. Ecco perché dobbiamo provare ad andare a riprendere questi talenti, riscoprendo il valore dell’eccellenza e del merito».

Come si convince un cervello in fuga
a tornare?
Non serve il cuore, emotivamente sono già persuasi all’idea dagli affetti, bisogna incidere sulla 'testa'. Servono un progetto e una prospettiva di ulteriore valorizzazione per la carriera per far dire sì a un ritorno. Ovviamente alcune misure economiche e fiscali possono incoraggiare a rientrare, ma più è lungo il periodo trascorso lontano da casa e più diventa difficile fare marcia indietro.

Tornare sì, ma per fare cosa?
Migliaia di giovani italiani oggi stanno facendo la fortuna di altri Paesi e di aziende straniere in tanti ambiti. I profili più ricercati dalle imprese che operano su scala internazionale sono gli ingegneri, i chimici, i data analyst, i data scien- tist, e gli esperti in consulenza e in marketing. Perdiamo circa 100mila cervelli all’anno e ne rientrano pochissimi: un Paese che vuole essere competitivo deve lavorare per non avere un saldo negativo.

Quale valore aggiunto può dare a un’impresa un giovane italiano che ha nel curriculum un’esperienza di lavoro all’estero?

I talenti che sono usciti dalla loro zona di comfort, studiando o lavorando in altri Paesi, maturando esperienze, vengono molto apprezzati dalle aziende perché portano un arricchimento. È chiaro che questo 'valore aggiunto' tante imprese sono disposte a riconoscerlo economicamente, dal punto di vista retributivo, perché per assicurarsi una risorsa professionale di alto livello si è disposti a investire allo stesso modo che per comprare un software di ultima generazione.

Gli scenari di Brexit possono agevolare qualche ritorno tra i circa 700mila italiani che vivono a Londra?

Sicuramente dalla capitale britannica ci saranno uscite. Se il nostro Paese non riuscirà ad essere attrattivo, il rischio è che la maggior parte dei giovani talenti italiani scelga altre mete anziché tornare a casa.

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