sabato 2 settembre 2017
Nei primi giorni del 2018 Marco Tronchetti Provera compirà 70 anni. L’imprenditore si farà il più grande regalo riportando in Borsa il Gruppo che nel 2015 lasciò il listino.
Pirelli cinese torna in Borsa, il cuore resta italiano
COMMENTA E CONDIVIDI

Nei primi giorni del 2018 Marco Tronchetti Provera compirà 70 anni. L’imprenditore si farà il più grande regalo riportando in borsa la Pirelli che nel 2015 lasciò il listino. L’addio alle quotazioni avvenne perché il gruppo degli pneumatici passò con un’opa da 7 miliardi di euro ad una società controllata dal colosso cinese ChemChina al 65% e partecipata per il restante 35% da Camfin, di proprietà dello stesso Tronchetti, di alcuni suoi soci di minoranza (le famiglia Acutis e Rovati, Massimo Moratti e Alberto Pirelli), della russa Rosneft e delle due grandi banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit. La vendita di Tronchetti ai cinesi fece scalpore, seguita come fu dal trasferimento e cambio di nome della Fiat (poi Fca) degli Agnelli-Elkann dall’Italia all’Olanda. Ma pur con la presidenza passata a Ren Jianxin, l’imprenditore italiano mantenne le deleghe, cosa che farà anche dopo l’Ipo restando
vicepresidente e amministratore delegato fino al 2019.

Ora, proprio sotto la regia della banca di Ca’ de Sass, il momento è arrivato perché Pirelli, con proprietà cinese ma cuore italiano, torni in Borsa, forse già fra un mese. Sarà un gruppo che, vendute le attività non strategiche (Grandi Stazioni, Prelios e gli pneumatici da camion) stima una crescita media annua di ricavi di almeno il 9% nel periodo 2016-2020 e un ebit rettificato (rapporto tra risultato operativo e ricavi) in aumento dal 17% del 2016 al 18,5%-19,5% nel 2020. Nel 2016 Pirelli ha avuto ricavi per 4,97 miliardi e la strategia del nuovo piano industriale al 2020 prevede un posizionamento sui segmenti di prodotto tecnologicamente più avanzati, ad alta crescita e ad alta redditività: il focus sul cosiddetto “high value” (che comprende in primo luogo gli pneumatici “prestige” per le auto di lusso e quelli “new premium'”, cioè da 18 pollici in su) porterà questo segmento ad un’incidenza sui ricavi dal 55% del 2016 al 63% nel 2020. L’indebitamento è atteso scendere, come rapporto tra posizione finanziaria netta e ebitda rettificato, dalle 4,6 volte di fine 2016 a sotto le 2 volte a fine 2020.

Il collocamento riguarderà il 20% nelle mani cinesi (e ChemChina scenderà quindi al 45%) così come Rosneft si diluirà al 5%. Un affare che borsisticamente parlando vale 8-10 miliardi al lordo dei debiti, permettendo ai soci di rientrare del loro investimento fatto con l’Ipo e guadagnarci. Una Pirelli da Formula 1, concentrata su quegli pneumatici di alta gamma dove il “made in Italy” è la chiave vincente. Un bel regalo di compleanno per il genero di Leopoldo Pirelli.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI