giovedì 3 ottobre 2019
L’anno scorso le esportazioni negli Stati Uniti hanno superato i 4,2 miliardi di euro. Adesso Parmigiano e Grana temono un -90%
Olio, pasta e vino: ecco il Made in Italy nel mirino
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La grande paura è quella di una stangata sulle eccellenze del made in Italy che, di conseguenza, rischia di mettere in ginocchio un’economia nazionale già debole. Il via libera della Wto (l’Organizzazione mondiale per il commercio) alle sanzioni Usa per 7,5 miliardi di dollari contro l’Unione europea per aver concesso aiuti illegali ad Airbus mette in allarme una grossa fetta del sistema produttivo italiano.

C’è il serio pericolo di dover pagare un conto salatissimo, superiore al miliardo di euro secondo i calcoli della Coldiretti. La lista dei prodotti interessati dalle misure ritorsive - che potrebbero arrivare ad aumenti tariffari anche del 100% - ancora non c’è. Tra una deci- na di giorni la commissione statunitense Dsd dovrebbe esprimersi su come rastrellare questi 7,5 miliardi, ma nel frattempo a essere preoccupati sono i produttori dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare italiano, le cui esportazioni negli Usa valgono 4,2 miliardi di euro.

A cercare di rassicurare un macro-settore che ora trema per le possibili conseguenze negative è Luigi Di Maio. «L’Italia difenderà i suoi interessi nazionali su ogni campo, specie quello economico e commerciale», dice il ministro degli Esteri in risposta alle parole del segretario di Stato Mike Pompeo su possibili dazi anche su vino e formaggio. È lungo, tuttavia, l’elenco di prodotti di punta del cibo italiano che potrebbe essere danneggiato da un’escalation della guerra commerciale con gli Usa. A partire, appunto, dal 're dei formaggi', il Parmigiano Reggiano, per cui si teme un salasso. «Gli Usa - sottolinea il presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli - sono il nostro secondo mercato estero, dopo la Francia.

Attualmente vendiamo negli States un totale di 10 milioni di chilogrammi di Parmigiano. E il prezzo medio si attesta a 40 dollari al kg. Se con l’introduzione di tariffe rincarate il prezzo salirà a 60 euro al kg, stimiamo perdite del 90% del giro d’affari negli Stati Uniti. Il che significa dover trovare nuovi spazi di mercato per 9 milioni di kg. Il tutto chiedendosi: che c’entriamo noi con gli aiuti giudicati illegali a Airbus? Una diatriba che ora viene fatta pagare a un Paese terzo». Anche il sistema Grana Padano prevede effetti pesanti e stima, in un anno, un danno quantificabile in 270 milioni di euro. Così come i consumatori italiani e l’industria casearia dovrebbero far fronte a possibili rialzi del prezzo del latte, perché per la produzione di forme di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano viene trasformato il 40% dell’intera produzione di latte italiano.

C’è anche il mercato Usa della mozzarella di bufala campana Dop da considerare: vale 10 milioni di euro, pari al 7,2% dell’export complessivo. Uscendo dal latte e dai suoi derivati, oltreoceano si potrebbero ridurre i brindisi a Prosecco nonostante l’incremento dell’export nel mercato statunitense del 17% nei primi mesi del 2019. Negli Stati Uniti una bottiglia a scaffale può vedere raddoppiato il prezzo rispetto ai 10-15 euro attuali. Numeri importanti sul mercato Usa li hanno registrati nel 2018 anche l’olio d’oliva italiano (esportazioni per 436 milioni di euro) e l’export di pasta (circa 305 milioni). Per l’extravergine d’oliva venduto negli Usa il prezzo salirebbe da 12,38 euro a 24,77 euro al litro. Pure la pasta aumenterebbe sulle tavole americane a 3,75 euro al kg rispetto agli attuali 2,75 euro.

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