sabato 1 aprile 2017
Un documento delle associazioni industriali in vista del G7 di Taormina. Marcegaglia: la Ue presenti ricorso al Wto
Da sinistra Duncan Wilson, Josh Hardie, Emma Marcegaglia, Vincenzo Boccia, John Hopkins, Sadayuki Sakakibara, Bernard Spitz e Stefan Mair,  durante la conferenza stampa alla fine del B7 a Roma

Da sinistra Duncan Wilson, Josh Hardie, Emma Marcegaglia, Vincenzo Boccia, John Hopkins, Sadayuki Sakakibara, Bernard Spitz e Stefan Mair, durante la conferenza stampa alla fine del B7 a Roma

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Dopo le indiscrezioni (del Wall Street Journal sulla possibile guerra dei dazi fra Usa ed Europa), arrivano i primi fatti.

Donald Trump ha messo ieri le prime firme sotto due ordini esecutivi che mirano a identificare le pratiche commerciali che danneggiano l’economia statunitense. Il secondo, in particolare, mette nel mirino le politiche di dumping, il che sposta l’obiettivo più verso la Cina. «Il mio messaggio è chiaro: da oggi in poi chi viola le regole deve sapere che subirà le conseguenze », ha spiegato.

Ma è dal Vecchio Continente, e in particolare dall’Italia, che si leva una raffica di proteste preventive per quelli che potrebbero divenire gli scenari futuri del commercio mondiale. Nelle stesse ore della querelle è in corso a Roma, nella sede di Confindustria all’Eur, il B7, in pratica la riunione delle Confindustrie dei Sette Grandi nell’ambito della presidenza italiana di turno del G7. Un incontro 'omaggiato' da una sfilza di ministri, da Padoan a Calenda e Galletti, per chiudere con la presenza di Paolo Gentiloni.

Il presidente del Consiglio approfitta dell’occasione per affermare che al G7 di Taormina, a fine maggio (presente anche Trump) i leader mondiali dovranno «prendere posizione di fronte a scelte di fondo che non tollerano ambiguità: bisogna rinnovare la fiducia nei confronti dell’economia e delle società aperte su cui abbiamo costruito decenni di benessere». Poco dopo è Matteo Renzi a 'tuonare' su Facebook: «Per mesi i Salvini e i Grillo – ha scritto l’ex premier – ci hanno fatto la lezione: copiate da Trump, il futuro è il protezionismo. È bastata una indiscrezione sui giornali americani per zittire tutti i protezionisti italiani e per far capire che i teorici del- la chiusura fanno male all’Italia, tanto male».

Il tema l’ha fatta da padrone anche a viale dell’Astronomia. Dove la dichiarazione finale, trasmessa alla presidenza del G7, dice chiaramente che «la governance del commercio è minacciata da tendenze protezioniste senza precedenti » e che «il G7 dovrebbe esortare tutti i leader a opporsi al protezionismo» (e a tal fine si sollecita una proposta alla prossima conferenza del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, in dicembre a Buenos Aires).

Ancora più esplicite sono state le parole usate in conferenza stampa. «Non è una questione categoriale, è un’idea di società che va difesa. Non bisogna cavalcare l’ansietà, ma lavorare a soluzioni nell’interesse di tutti» per non ritrovarci tutti con «ancor meno crescita», ha detto Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. Ancor più drastica Emma Marcegaglia, leader delle associazioni europee (Business Europe), ha rimarcato che nuovi dazi sarebbero «una dichiarazione di guerra commerciale» e che l’Europa potrebbe reagire «denunciando Trump alla Wto, quando si inizia una guerra non si sa dove si arriva», anche se c’è «la speranza» – ha aggiunto – che le nuove barriere tariffarie non diventino realtà (è da notare che l’acciaio di Marcegaglia ha già subito negli Usa dazi anti- dumping decisi a ottobre 2016). E ha aggiunto, Marcegaglia, che il caso dell’esportazione di carne di manzo americana da cui deriva il rischio di ritorsioni sui marchi europei «nasce da un contenzioso vecchio e la Ue si era già detta disponibile a negoziare per risolvere questo problema».

I timori sono emersi anche nei toni degli altri intervenuti. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha affermato che ogni conflitto commerciale «può essere pericolosissimo», mentre Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo economico, ha rimarcato che un eventuale scontro «rischia di avere l’effetto opposto a ciò che i cittadini ci chiedono, cioè di proteggerli da chi fa concorrenza sleale». Riferendosi anche a Brexit, Stefan Mair della tedesca Bdi ha invitato l’Europa a darsi una mossa: «Se manteniamo lo status quo saremo tutti perdenti».

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