lunedì 9 dicembre 2019
Aveva 92 anni. Portò i tassi ai massimi storici per abbattere l'inflazione, ideò la "Volcker rule" per impedire alle banche di prendersi dei rischi usando i soldi dei correntisti
Paul Volcker in un'immagine del 2005

Paul Volcker in un'immagine del 2005 - Epa

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È morto a 92 anni Paul Volcker, presidente della Federal Reserve dal 1979 al 1987, negli anni delle presidenze di Jimmy Carter e Ronald Reagan.

Volcker è stato il primo presidente della Fed a diventare “famoso” perché si è trovato a dover contrastare il rialzo dell’inflazione negli anni ‘80. Il 6 ottobre del 1979 alzò a sorpresa i tassi di interesse di un intero punto percentuale per portarli al massimo storico del 12% (si supererà nei mesi seguenti fino a portare il costo del denaro al 20,5% nel maggio del 1981).

Grazie a questa strategia straordinariamente aggressiva, e al prezzo di vedere salire il tasso di disoccupazione all’11%, Volcker riuscì nel giro di tre anni a fare precipitare l’inflazione da quasi il 15 a sotto il 3%.

Terminato il suo incarico alla Fed, dove fu sostituito da Alan Greenspan, il banchiere si è occupato di altri dossier importanti, come il caso “oil-for-food”, lo scandalo Enron e la restituzione ai parenti del denaro delle vittime dell’Olocausto che era rimasto sui fondi delle banche svizzere.

Con la grande crisi scoppiata nel 2008, Barack Obama si rivolse a lui per guidare il suo Economic Recovery Board. In quell’ambito ha proposto quella che è passata alla storia come la “Volcker rule”, la norma che impedisce alle banche di fare investimenti rischiosi usando i soldi dei correntisti. La regola è entrata in vigore nel 2015.



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