lunedì 28 novembre 2016
La pressione fiscale in Italia si è ridotta dal 43,8 al 43,5% del Pil, ma siamo ancora ai livelli più alti di sempre. E questo anche se si considerano gli 80 euro come taglio di tasse.
Renzi e Padoan alla conferenza stampa del 28 novembre

Renzi e Padoan alla conferenza stampa del 28 novembre

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«Le tasse continuano ad andare giù: va giù l'Ires, via l'Irpef agricola, interventi sulle partite Iva con buona pace del presidente Monti» ha detto Matteo Renzi nella conferenza stampa del 28 novembre con Pier Carlo Padoan. Il presidente del Consiglio punta molto sul dato della discesa del carico fiscale in Italia. Però, al di là degli interventi sulle singole tasse, il carico fiscale in Italia non appare in così forte diminuzione.

Il calo (lieve) della pressione fiscale


Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat la pressione fiscale in Italia nel 2015 è stata del 43,5% del Prodotto interno lordo. È un livello identico a quello del 2014 e più basso di 3 decimi di punto percentuale rispetto al 43,8% di pressione fiscale degli anni 2012 e 2013. È anche verò, però, che quel 43,8% è il più alto livello di pressione fiscale della storia italiana recente. Tra il 1995 e il 2011 soltanto una volta — nel 1997 — la pressione fiscale in Italia aveva superato il 42% del Pil e in media tra il 1995 e il 2005 la pressione fiscale italiana è stata del 40,5% del Pil.

È vero che il dato del 2015 risente dell’anomalia degli 80 euro, che il governo considera una riduzione fiscale ma che l’Istat e gli altri istituti di statistica trattano come una spesa pubblica. Considerandoli come tasse in meno, ha calcolato la Banca d’Italia, il livello di pressione fiscale si ridurrebbe di 0,7 punti percentuali, al 42,9%. Un livello comunque molto alto rispetto alla media degli anni prima della crisi.

Le tasse del futuro

Nell’aggiornamento del Documento economico e finanziario il governo ha previsto per i prossimi anni una riduzione contenuta della pressione fiscale, che dal 43,4% stimato per il 2015 scenderebbe al 42,6% nel 2016 per poi risalire al 42,8% nel 2017 e attestarsi al 42,7% per i due anni successivi. Insomma: le stime del governo dicono che la pressione fiscale è destinata a salire,m non a scendere.
E questo senza considerare che il deficit, cioè il passivo annuale del bilancio dello Stato, va a fare aumentare il debito pubblico, che tra il 2012 e il 2015 è salito dal 115,4 al 132,3%. E visto che questo debito presto o tardi va pagato non è troppo scorretto considerare ogni milione di euro di debito pubblico aggiuntivo una tassa posticipata.




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