mercoledì 21 dicembre 2022
Oltre 4mila le "nuove" imprese sociali nate dopo la riforma del Terzo settore. Più attenzione al rispetto ambientale e al benessere delle persone. Presentato il Manifesto sul futuro circolare
Imprese sempre più attente allo sviluppo sostenibile e circolare

Imprese sempre più attente allo sviluppo sostenibile e circolare - Archivio

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Sono più di 4mila i soggetti che si sono iscritti alla sezione speciale del Registro camerale dedicato alle imprese sociali. Dal Registro tenuto da Infocamere si evince che, a partire dall'agosto del 2017 – data di entrata in vigore del decreto legislativo 117/2017 che ha riformato ampiamente la disciplina che le regola - le imprese sociali che sono nate in questi ultimi cinque anni o che si sono iscritte nella speciale sezione del Registro presentano caratteristiche significativamente diverse da quelle già presenti fino all'agosto del 2017. Mentre tra le imprese sociali nate prima del 2017 la forma della cooperativa sociale era quasi esclusiva (97,4%), ora, invece, le nuove imprese sociali sono state costituite per quasi il 25% utilizzando forme societarie diverse dalla cooperativa sociale. Un chiaro segno dei cambiamenti indotti dalla nuova legislazione. Da sottolineare che la sostenibilità non è più soltanto sinonimo di rispetto ambientale. Nel corso degli ultimi anni, questo concetto si è sempre più allargato, fino ad abbracciare il benessere delle persone, il miglioramento della qualità del lavoro, l’equilibrio tra vita professionale-vita privata e la riduzione delle disuguaglianze (di genere, economiche o generazionali). «Il mondo del lavoro – spiega Orazio Stella, senior partner di Loriga&Associati – è profondamente cambiato negli ultimi due anni, ma non dobbiamo pensare che si tratti solo di smart working o remote working. È un cambiamento molto più ampio e profondo, che riguarda le organizzazioni e le persone, ed i valori che le ispirano. Stiamo andando verso quella che potremmo definire la ricerca della sostenibilità sociale, che è molto più difficile da misurare perché non parametrata su valori oggettivi (come possono essere, invece, la riduzione delle emissioni o il risparmio energetico), ma che in realtà ha un impatto notevole anche a livello economico e di business». Nel 2023, ci aspettiamo una maggiore capacità delle aziende di comprendere e supportare gli obiettivi – personali e familiari – dei propri collaboratori e una connessione sempre più forte con l’ambiente esterno, per provare a conciliare obiettivi di business e di responsabilità sociale. In generale, potremmo dire che il successo personale (quello vero e duraturo) passa anche per la capacità di mettere insieme le proprie esigenze, quelle della famiglia e degli amici e attraverso le eventuali attività di volontariato e di “contributo al sociale” per provare a rispondere, in maniera adeguata, agli stimoli che arrivano da ciascuna dimensione. «Per evitare che aziende e persone viaggino in direzioni differenti – aggiunge Stella – diventa sempre più importante che i manager elaborino proposte (per i candidati, ma anche per le risorse già a bordo) che facciano leva proprio sulla sostenibilità, intesa come possibilità di conciliare, in maniera permanente, le proprie aspettative personali con le necessità aziendali. Solo quando i valori e le aspettative del singolo coincidono con quelli dell’azienda tutti lavoreranno insieme per raggiungere un unico grande risultato: conseguire gli obiettivi di business e, insieme, fare in modo che le persone realizzino i propri obiettivi di realizzazione personale».

Manifesto del futuro circolare

Il futuro è sempre più legato a quelle imprese che sanno scommettere su prodotti, servizi, soluzioni ecosostenibili e circolari, utilizzando le potenzialità della tecnologia e del digitale. Perché dall'economia circolare parte la sfida per combattere la crisi energetica e la scarsità di risorse, per contrastare il cambiamento climatico e garantire il benessere delle generazioni presenti e future. Il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, realizzato dal Cen (Circular Economy Network) indica che questa economia stenta a decollare. Tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso, a livello globale, dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate): sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi. Eppure l’Italia è uno dei Paesi che “tiene”: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia. E nello sviluppo dell’economia circolare in Italia, un ruolo importante può essere giocato proprio dalle micro-imprese, se si considera che su 4,4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese con meno di 10 addetti sono quelle numericamente più rilevanti: rappresentano il 95,05% del totale, contro un 4,86% di pmi e un 0,09% di grandi imprese (dati Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano). Così a Milano Energy Dome ha brevettato il primo sistema al mondo che sfrutta la CO2 per immagazzinare l'energia prodotta da fonti rinnovabili non programmabili, mentre ad Andorno Micca (Bi), Ricehouse ha ideato la casa del futuro che nasce dagli scarti del riso. E ancora a Cosenza Le Greenhouse ha creato il primo consorzio di aziende specializzate nella coltivazione di agrumi in serre fotovoltaiche, che immette il 95% dell’energia prodotta nella rete nazionale, mentre a Milano Levante ha realizzato dei pannelli solari “prêt-à-porter”, pieghevoli, in stile origami, fatti di materiali riciclati e rigenerabili. Ma c’è anche Sibillana che alle pendici dei Monti Sibillini dona nuova vita alla lana sucida che diventerebbe rifiuto speciale, o la Cooperativa sociale Etnos che a Caltanissetta offre una seconda occasione a donne vittime di soprusi realizzando bomboniere da materiali di scarto e gonne da jeans dismessi, e Enooso che a Fonte Nuova (Rm) ha scelto di creare una linea di cosmetici solidi, anche biologici, vegan e cruelty free, per eliminare l'uso della plastica e utilizzare solo packaging proveniente da scarti agroalimentari. Per l’ottava edizione del Wwworkers Camp, realizzata grazie a Amazon, Anas, Edison e ManpowerGroup, la job community Wwworkers.it ha coinvolto 100 di queste piccole e medie imprese, che scommettono su un futuro ecosostenibile e circolare accelerato dalla tecnologia e dal digitale, per scrivere insieme il primo Manifesto sul futuro circolare: un documento identitario, condiviso, visionario con le dieci caratteristiche imprescindibili per essere un’impresa circolare:

1. Progettazione circolare. Disegnare un prodotto pensando al suo intero ciclo di vita, e quindi favorendo al suo termine il disassemblaggio, il riciclo e il riutilizzo delle parti. Puntare alla soluzione più ecosostenibile, ottimizzando la vita utile delle risorse che lo compongono.

2. Materiali riciclati e riciclabili. Puntare sull’utilizzo di materie prime secondarie o, in alternativa, materie prime primarie sostenibili. Incentivare il riciclo degli scarti di produzione. Creare reti sul territorio, perché ciò che è scarto per un’azienda possa diventare risorsa per un’altra.

3. Produzione sostenibile. Impostare i cicli produttivi facendo un uso sostenibile dei materiali, riducendo gli sprechi e integrando processi che siano indipendenti da fonti esterne. Puntare verso l’autosufficienza energetica segnata da fonti rinnovabili e il raggiungimento dell’impatto zero.

4. Imballaggi responsabili. Oltre il prodotto, pensare a quello che gli sta intorno. Ridurre l’uso di packaging e puntare su soluzioni realizzate con materiali riciclati, riciclabili o biodegradabili, che consentano la migliore conservazione e il totale impiego del prodotto e che siano semplici da usare, facili da disassemblare e riciclare.

5. Distribuzione a basso impatto. Incentivare il trasporto delle merci con veicoli a basso impatto ambientale. Ove non possibile, attivare politiche di compensazione delle emissioni. Incrementare gli scambi in un’ottica di filiera corta. Favorire la scelta di opzioni di consegna a domicilio più sostenibili.

6. Filiera corta controllata. Presidiare l’intera filiera evitando gli sprechi. Tracciare il percorso del prodotto, anche oltre la vendita, grazie all'uso delle nuove tecnologie. Valorizzare il corto raggio d’azione investendo sul territorio e sulle comunità. Guardare a visioni globali generando impatti locali misurabili e replicabili.

7. Trasparenza che fa la differenza. Permettere ai decisori e ai consumatori di monitorare, grazie alle tecnologie digitali, prodotti e processi in modo chiaro, semplificato, misurabile, accessibile lungo tutta la filiera. Chi scommette sulla circolarità non ha nulla da nascondere!

8. Capitale umano valorizzato. Sono le persone a fare la differenza. Promuovere lo scambio di conoscenza tra tutti gli attori dell’ecosistema in modo da favorire consapevolezza e crescita. Generare impatto anche attraverso la comunicazione, puntando alla sensibilizzazione del consumatore in una formazione continua.

9. Capitale tecnologico aumentato. Moltiplicare l’efficacia della circolarità grazie a tecnologie evolute: sistemi di AI, machine learning, blockchain, app e tool di nuova generazione migliorano performance, controllo e efficacia delle soluzioni e dei processi che propone. Alla base c’è la misurazione dell’impatto.

10. Pensiero circolare “One Health”. Pensare a nuovi modelli organizzativi e di business che pongano l'essere umano al centro. Misurare la propria impronta ambientale e sociale lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, mantenendo come vision unica la salute e il benessere comune delle generazioni presenti e future.

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