sabato 7 luglio 2012
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​Sono complessivamente 969 gli uffici soppressi dal decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, approvato dal consiglio dei ministri: 37 tribunali (su 166), 38 procure (su 166), tutte e 220 le sezioni distaccate e 674 giudici di pace. «Una riforma epocale», l’ha definita il ministro Paola Severino, che in serata è salita al Quirinale per illustrarla al capo dello Stato. Inevitabili le proteste levatesi dalla stessa maggioranza, oltre che dall’opposizione, dal territorio e dagli avvocati. Al contrario, per il vicepresidente del Csm Michele Vietti la riforma «porterà una risposta di qualità migliore per il cittadino».Il totale del personale "recuperato" ammonta a 7.603 unità, di cui 2.454 magistrati, pm e magistrati ordinari. La riduzione degli uffici giudiziari comporterà risparmi di spesa pari a circa 2,8 milioni di euro per il 2012; 17,3 per il 2013 e 31,3 per il 2014. Il consiglio nazionale forense ha espresso «vivo rammarico» per la scelta compiuta dal governo. Le soppressioni avrebbero potuto essere ancora più pesanti senza i criteri stabiliti dal provvedimento, come l’obbligo di permanenza del tribunale nei circondari capoluogo di provincia e la cosiddetta "regola del tre": non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte di Appello. Ciò, rileva la nota del consiglio dei ministri, «ha impedito la soppressione di uffici palesemente al di sotto degli standard fissati», restringendo così «notevolmente l’ambito di intervento sul totale dei 165 tribunali». Il provvedimento, comunque, «cambia la geografia giudiziaria del Paese – osserva Severino –, ferma all’epoca dell’Unità d’Italia, quando si girava con le carrozze e non con i treni ad alta velocità». I risparmi previsti saranno nell’ordine di 50 milioni di euro nel triennio 2012-2014. Ma, ha aggiunto, «ci sarà anche un recupero di efficienza, visto che non sono pochi i casi clamorosi di inefficienza». Più d’uno s’è spinto a sostenere che così facendo si favoriscono le mafie. In realtà di criminalità organizzata già adesso non possono occuparsi i tribunali minori, ma solo le direzioni distrettuali antimafia dislocate presso i capoluoghi distrettuali, che il decreto non ha toccato. Ci sono poi le temute rivendicazioni localistiche, dal Nord al Sud. Per difendere il tribunale di Tolmezzo (Udine) è sceso in campo il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo. Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, ha difeso i "suoi" uffici giudiziari, sottolineando che «non sono né inutili né inefficienti: il taglio viene fatto senza tener conto di quelle che sono le caratteristiche del territorio».La riforma non è compresa nel decreto di "spending review", perché rappresenta l’adempimento di una delega che ha come obiettivo la riorganizzazione degli uffici giudiziari, con un conseguente recupero di efficienza. «Sulla giustizia non sono possibili tagli indiscriminati, ma solo risparmi destinati a creare efficienza», ha spiegato il guardasigilli Paola Severino. «Ho dialogato e ascoltato le ragioni di tutti. Poi, con serenità, ho elaborato la mia proposta. Noi tutti, cittadini, magistrati e avvocati, siamo chiamati a contribuire a una giustizia più efficiente», ha spiegato, sottolineando come sia «impensabile e anacronistico mantenere una geografia giudiziaria che risale ai tempi dell’Unità d’Italia: la parcellizzazione e lo spreco delle risorse giudiziarie ha raggiunto livelli talvolta imbarazzanti». Esistono sezioni distaccate in cui «ben cinque unità di personale amministrativo – ha riferito il ministro – sono impegnate nel corso di un intero anno ad occuparsi di poco più di un centinaio di procedimenti utilizzando strutture che costano ai cittadini per le sole spese vive (utenze per luce, acqua, telefono e ordinaria manutenzione) circa 50mila euro l’anno».
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