sabato 18 febbraio 2017
Dal 1° febbraio 180 lavoratori della ditta che produce macchinari per la fabbricazione della carta sono a casa senza ammortizzatori sociali e senza assegni di disoccupazione
Foto Lino Gandolfo

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Negozi con le serrande abbassate. Applausi degli studentidalle finestre delle scuole. Più di mille in corteo per esprimere solidarietàai 180 lavoratori della Pmt-Italia di Pinerolo che dal 1 febbraio sono senzastipendio e senza ammortizzatori sociali. Per loro la situazione è tantoinedita quanto preoccupante. Si tratta, infatti, di uno dei primi casi inItalia in cui il fallimento dell'azienda è contestuale alla presentazione diun'offerta d'acquisto.

Il fallimento della Pmt, industria che produce macchinariper la fabbricazione della carta, è stato dichiarato lo scorso 31 gennaio. Unpiano concordatario da parte della proprietà avrebbe evitato di arrivare aquesto punto ma il piano non è stato presentato e il Tribunale ha dichiarato ilfallimento.

L’unica azienda che si è fatta avanti per acquisirel’impianto è la Papcel, della Repubblica Ceca ma l’offerta deve ancora essereperfezionata. I dipendenti si sono trovati quindi in questa terra di nessuno:senza ammortizzatori sociali previsti in caso di continuità e senza assegni didisoccupazione (i “Naspi”), in quanto nessuno è stato formalmente licenziatoprima della dichiarazione di fallimento.

«Ad oggi soltanto 40 dipendenti stanno lavorando perl’esercizio provvisorio disposto dal giudice per dare continuità alle attività– spiega Cristina Maccari, operatrice Fim-Cisl -. Tutti gli altri sono sospesidal 1° febbraio, senza stipendio e senza cassa integrazione. Una situazioneparadossale che è venuta a crearsi a causa delle normative degli ultimi anni. Maè profondamente sbagliato lasciare senza ammortizzatori sociali i lavoratori diimprese fallite ma con prospettive di ripresa perché da una parte moltilavoratori fanno fatica ad affrontare le spese quotidiane e dall’altra più siprotrae questa condizione più si rischia di togliere valore professionaleall’impresa».

Presente fin dalle prime avvisaglie della crisi che ha portato al fallimento della Pmt-Italia, il vescovo di Pinerolo ha partecipato alla manifestazione di ieri a sostegno dei lavoratori. Al termine del corteo, monsignor Pier Giorgio Debernardi è salito sul palco per lanciare un appello al governo e alle forze politiche ricordando che «anche Pinerolo è Italia!».

Di fronte alla crisi di grandi industrie, ha proseguito «lo Stato è sempre intervenuto ma ora, di fronte a piccole realtà, il Governo fa il sordo e lascia che la nave vada a fondo. Le conseguenze, però sono terribili: si inquina la vita della nostra società, si avvelenano le relazioni all'interno del territorio e si mina alla base il rapporto di fiducia tra il cittadino e chi governa. Se lo stato vuole intervenire può farlo!».

«Come diocesi – ha poi concluso - vogliamo dire la nostra solidarietà agli operai della PMT, così pure esprimere la nostra indignazione per il dilagare di una economia che uccide e un capitalismo che continua a produrre scarti umani».

L’azienda non è nuova a momenti di difficoltà. Nel 1999 la fabbrica attraversò un forte momento di crisicon la successiva bancarotta della Beloit, la multinazionale che lacontrollava. Quell’anno tutti i lavoratori ricevettero via mail le lettere dilicenziamento. Grazie all’impegno di forze politiche e sociali, successivamenteal fallimento della Beloit, subentrò nella proprietà il Gruppo di Nugo Romano el’azienda divenne poi PMT Italia che per diversi anni ha lavorato ed esportatoprodotti di eccellenza in tutto il mondo. Poi il lento e progressivo declino.

«Le radici sono profonde – prosegue Maccari -. Crisi dimercato, mutamento del quadro economico, l’acquisizione di una quota da parte diun’azienda cinese che non ha poi dato continuità ma anche scelte industrialipoi rivelatesi sbagliate hanno creato una situazione insostenibile anche dalpunto di vista finanziario».

Il corteo di ieri ha voluto portare all’attenzione di tuttala città questo corto circuito che rischia di lasciare senza lavoro un numerosignificativo di lavoratori, soprattutto quelli meno qualificati difficilmentericollocabili in un territorio un tempo a forte vocazione industriale ma oradisertato dalle grandi realtà produttive. E anche in caso di esito positivodell’offerta, la Papcel ha garantito occupazione solo per una settantina dilavoratori.

«Questa manifestazione non deve essere un funerale», haripetuto più volte il sindaco di Pinerolo, Luca Salvai. Lo sperano tutti. Soprattutto i lavoratori della Pmt.


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