giovedì 13 aprile 2017
Ma il fatturato resta riservato e le decisioni non condivise. Daniela Bricola: non siamo un luogo disumanizzante, per noi contano le vendite e lo sviluppo del territorio
Daniela Bricola

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Sono i numeri che guidano le scelte commerciali, compresa quella di aprire anche a Pasqua, ma sono numeri che non si possono conoscere, perché i dati di «fatturato e utili sono riservati e non possiamo divulgarli». La liberalizzazione, nel più grande Outlet di Italia e d’Europa si ferma agli orari, non arriva a lambire la conoscenza dei bilanci. Così come lo «sviluppo del territorio» e la «valorizzazione dei lavoratori », che pure sono tra «i valori fondanti della nostra mission» non prevedono il loro coinvolgimento nelle decisioni. Daniela Bricola, 44 anni, tanto decisa quanto cortese e affabile, è la responsabile dell’Outlet di Serravalle. Figlia di commercianti di Ovada, studi linguistici in un istituto retto da religiosi e poi laureata in Cattolica in Economia bancaria, è partita dalla vendita in uno store ed è arrivata a essere Centre Manager. Ha deciso lei che quello di Serravalle sarà il primo Outlet della McArthurGlen in Italia a far alzare le saracinesche dei negozi anche il giorno della Resurrezione e il prossimo Santo Stefano. Resteranno chiusi solo a Capodanno e il 25 dicembre, non perché quelle feste siano più sentite di altre, ma più semplicemente per il fatto che il giorno di Natale i regali sono già stati acquistati e il primo dell’anno le persone dormono.

Dottoressa, ha deciso confrontandosi con i sindacati?
No, abbiamo scelto da soli. Ma non siamo i soli. Perché altri centri commerciali già tengono aperto durante le festività, Pasqua compresa. E poi, oltre ai servizi essenziali, operano pienamente i settori della ristorazione e dell’intrattenimento. Io stessa mi ricordo che a Pasqua, quand’ero ragazzina, con i miei genitori andavamo al cinema...

Appunto, stava in famiglia. E, oltre ai servizi essenziali, sono aperti i luoghi dove 'far festa' assieme. Vendere una borsetta o un tacco 12, invece, è un’altra cosa: non è essenziale e riduce tutto solo alla dimensione consumistica, anche per le famiglie.
Non è così, per noi non c’è solo la dimensione della vendita. La nostra filosofia è quella di offrire anche servizi gratuiti, come l’intrattenimento per i bambini, limitato però a un’ora, così che i genitori possano fare gli acquisti ma anche poi stare assieme ai figli in un bel posto. Organizziamo molte iniziative, come i concerti estivi di cantanti. Il nostro è tutt’altro che un ambiente di vendita aggressivo, cerchiamo di offrire alle famiglie e alle persone un luogo piacevole dove passare del tempo e fare acquisti. Non è un posto disumanizzante e nemmeno il 'Truman show'.

Ma la vendita rimane il primo obiettivo, visto che siete un grande centro commerciale. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad aprire perfino a Pasqua?
Una valutazione commerciale e un’opportunità di servizio. In un anno passano da noi circa 5,5 milioni di persone, oltre la metà sono turisti di lunga percorrenza (asiatici, mediorientali, ecc.), europei o italiani. E sono proprio i turisti di passaggio nel nostro Paese che puntiamo a coinvolgere a Pasqua. Occorre sottolineare poi che abbiamo appena investito 115 milioni di euro su questo sito, con una ricaduta positiva di 400 assunzioni nelle aziende partner, in particolare giovani che trovano un’opportunità sul territorio al quale restano legati, scongiurando lo spopolamento. Ci sono grandi benefici indiretti sul territorio per tutti i servizi collegati all’Outlet. Questa era una zona quasi depressa che il nostro centro commerciale ha rivitalizzato e proprio le sinergie con il territorio, il suo sviluppo sociale sono uno dei nostri obiettivi.

Un passo indietro: gli spazi commerciali sono affittati alle singole marche e dunque dettate voi le regole comuni, come gli orari di apertura, vero?
Sì, ogni negozio è autonomo al suo interno e nella gestione del personale, assunto direttamente dalle catene di vendita dei grandi marchi seguendo il contratto del commercio, mentre noi ci occupiamo di tutti i servizi comuni, della valorizzazione, della pubblicità. E ovviamente fissiamo noi le aperture alle quali i singoli negozi devono attenersi, senza eccezioni.

Ma come assicurate la libertà di chi non vuole o non può lavorare le domeniche o in festività particolari come la Pasqua? C’è chi fatica a tenere insieme turni e cura familiare.
Chi lavora da noi sa che fa un mestiere gratificante, in un ambiente davvero internazionale, ma per il quale è richiesto uno sforzo particolare, con una turnazione che prevede il lavoro la domenica e durante le festività, giorni in cui registriamo il numero maggiore di presenze. Per assicurare la possibilità di andare a Messa il giorno di Pasqua, però, abbiamo previsto di aprire alle 12 anziché alle 10.

Sono in programma una manifestazione sabato e uno sciopero domenica, ci saranno conseguenze per i lavoratori che aderiranno?
No, scioperare è un diritto, così come manifestare. E pure arrivare al centro per chi vorrà venire.

Che valore ha per lei la "festa"?
Bisogna distinguere: a livello personale per me ha un grande valore, è qualcosa di fondamentale sia sul piano religioso sia in senso più ampio. Come responsabile dell’Outlet, però, prescindo dalle mie considerazioni personali e valuto, appunto, le opportunità commerciali.

Ma lei lavorerà a Pasqua?
Sì, sarò di turno.

Niente pranzo in famiglia, allora…
Ho chiesto a mio marito se ha voglia di prendere i figli, fare 40 km e venire a mangiare un boccone in pausa pranzo con me… altrimenti ci vedremo alla sera.

La festa è importante, ma il lavoro, il fatturato e le scelte commerciali paiono avere comunque la priorità.

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