domenica 27 novembre 2022
La Germania avvia il suo primo impianto. A fine 2023 ne avrà ben cinque. La domanda globale è esplosa. Usa, Qatar e Australia i grandi esportatori. Ue e Cina se li contendono
La nave rigassificatrice Neptune (in blu) riceve un carico di gas liquefatto

La nave rigassificatrice Neptune (in blu) riceve un carico di gas liquefatto - Hoeg LNG

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La prossima settimana la Germania avrà il suo primo rigassificatore. Questo venerdì Gascade, uno dei maggiori operatori della rete del metano tedesca, ha annunciato di avere completato il gasdotto di 450 metri di lunghezza che collegherà la nave rigassificatrice Neptune, ancorata da qualche giorno nel porto industriale di Lubmin, nel Mar Baltico, alle stazioni di pompaggio che una volta erano il punto di ingresso del Nord Stream. Da lì il metano arrivato allo stato liquido via nave e rigassificato entrerà nella rete tedesca e potrà essere trasportato anche nel resto d’Europa. Secondo i piani l’impianto sarà operativo nei primi giorni di dicembre.

«Il progetto dimostra che siamo affidabili e, in questo modo, stiamo sostenendo gli sforzi del governo e il desiderio della società di diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento » ha detto Christoph von dem Bussche, amministratore delegato di Gascade, facendo presente che la richiesta di connessione alla rete è stata presentata solo la scorsa estate e quindi procedere in tempi così rapidi è stato «impegnativo».

Vista dall’Italia – dove il governo aspetta la decisione del Tar sulla nave rigassificatrice arrivata a Piombino – la rapidità con cui la Germania sta costruendo la sua rete di rigassificatori per sostituire con forniture di gas naturale liquefatto (Lng) i metri cubi che comprava dalla Russia è impressionante. La nave Neptune è parte di un progetto privato, chiamato Deutsche Ostsee e gestito dal consorzio Deutsche ReGas, costituito lo scorso aprile da due imprenditori, Ingo Wagner e Stephan Knabe. Stavano lavorando per costruire a Lubmin un’infrastruttura per l’importazione di idrogeno – considerato una delle più promettenti alternative verdi al gas naturale – ma con la guerra in Ucraina hanno adattato i lavori alle nuove esigenze nazionali e a luglio hanno firmato l’accordo con la francese TotalEnergies per assicurarsi l’affitto della nave rigassificatrice.

Al progetto Deutsche Ostsee si aggiungono gli altri cinque cantieri per impianti di rigassificazione sostenuti dal governo Scholz, che a maggio si è procurato cinque navi rigassificatrici, ognuna con una capacità di 5 miliardi di metri cubi all’anno. Le ha pagate care, l’intero progetto è costato 6 miliardi di euro invece dei 3 previsti ha ammesso qualche giorno fa il ministro dell’Economia, Robert Habeck, ma già nel 2023 Berlino conta di potere ricevere 25 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto. La metà dei 50 miliardi di metri cubi gas che era abituata a ricevere ogni anno dalla Russia

La saldatura dell'ultimo tratto del gasdotto che porterà il gas naturale rigassificato nella rete tedesca

La saldatura dell'ultimo tratto del gasdotto che porterà il gas naturale rigassificato nella rete tedesca - Gascade

A Wilhelmshaven, nel mare del Nord, in 194 giorni è stato costruito un terminal per il gas naturale liquefatto. È già in porto la nave rigassificatrice gestita da Uniper, che dovrebbe essere operativa da metà dicembre. Tra fine anno e inizio 2023 dovrebbero ricevere il primo gas liquido anche le due navi rigassificatrici affidate a Rwe, una ancora a Wilhelmshaven e l’altra a Brunsbüttel, alla foce del fiume Elba, dove è in cantiere un altro terminal per gestire Lng (dal 2026 sarà un terminal fisso, senza bisogno delle navi rigassificatrici). Una quinta nave, anch’essa diretta a Wilhelmshaven, sarà operativa a fine 2023. Tutti questi impianti saranno adatti a ricevere anche idrogeno, ricordano da Berlino per confermare lo sguardo “verde” di lungo termine del governo.

La Germania sarà così uno dei protagonisti dell’affollato mercato globale del gas naturale liquefatto, che nel 2023 potrebbe sfondare i 550 miliardi di metri cubi di scambi (non arrivavano a 400 nel 2018). I tre grandi esportatori – Qatar, Australia e Stati Uniti – si contendono il primato delle vendite con circa 100 miliardi di metri cubi all’anno e fanno circa il 60% del mercato. L’Europa e la Cina fanno a gara per garantirsi le forniture.

L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) calcola che le importazioni di Lng in Europa sono aumentate del 65% nei primi 8 mesi dell’anno e chiuderanno il 2022 con un aumento di 60 miliardi di metri cubi. La Cina proprio questa settimana si è assicurata nuove forniture dal Qatar con un accordo straordinariamente lungo (ben 27 anni contro uno standard di circa 10 anni). L’Italia ha molte aspettative anche per quanto potrà offrire l’Africa, dove è molto attiva Eni. Il 13 novembre è partito, con destinazione Europa, il primo carico di gas naturale dell’impianto Eni Coral Sul, al largo del Mozambico, che ha una capacità da 3,4 milioni di tonnellate l’anno. Già nel 2023 dovrebbe entrare in funzione anche l’impianto Tango, in Congo, mentre per la produzione di Lng in Angola i tempi sono più lunghi, con un avvio possibile tra il 2025 e il 2026.

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