lunedì 27 febbraio 2017
Il progetto di fusione tra le Borse di Londra e di Francoforte ha retto davanti alla Brexit ma non davanti alla richiesta europea di escludere dall’operazione l’italiana Mts Spa
L'Italia guasta le nozze di Borsa
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Il progetto di fusione tra le Borse di Londra e di Francoforte ha retto davanti alla Brexit ma non davanti alla richiesta europea di escludere dall’operazione l’italiana Mts Spa. Domenica 26 febbraio il gruppo London Stock Exchange (Lseg) ha spiegato che la Commissione europea «inaspettatamente» il 16 febbraio le ha chiesto di cedere il controllo di Mts come rimedio per i rischi a livello di concorrenza che nascono dal piano di fusione con Deutsche Börse. Gli inglesi, che contavano di superare gli ostacoli Antitrust con la cessione della sola Clearnet dal colosso della compensazione degli scambi Lch Sa, hanno fatto un po’ di valutazioni interne e si sono confrontati con le autorità italiane. Dopodiché sono arrivati alla conclusione che «difficilmente si potrebbe ottenere una cessione soddisfacente di Mts» oltre al fatto che una simile operazione «comprometterebbe le relazioni molto importanti di Lseg con i regolatori [italiani, ndr] e sarebbe dannosa per le attività in Italia di Lseg e del gruppo che nascerebbe dalla fusione». Quindi Londra non cederà il Mts perché non vuole indebolire la sua attività in Italia, che considera strategica, e di conseguenza, come spiega lei stessa nella nota con cui ha annunciato la decisione, difficilmente la Commissione europea le darà il via libera alla fusione. Per non perdere Milano, dunque, Londra molla Francoforte. Scontentando anche i tedeschi, che in una loro nota hanno sottolineato di non essere stati coinvolti nella decisione di non cedere Mts.

La storia di Mts Spa

Quando il Tesoro e la Banca d’Italia hanno lanciato Mts Spa, quasi trent’anni fa, non potevano prevedere che un giorno quest’azienda sarebbe diventata così importante da fare naufragare la fusione da 29 miliardi di euro tra le due principali società borsistiche d’Europa. Mts è nata come piattaforma per lo scambio di titoli di Stato ed è stata il primo mercato telematico per le obbligazioni. Oggi è tra i leader in Europa nello scambio di titoli a reddito fisso (debito pubblico, principalmente) con cinquecento soggetti che vendono e comprano bond per oltre 100 miliardi di euro al giorno. Controllato al 60% da Borsa Italiana — che è a sua volta controllata, al 99,9%, dalla London Stock Exchange — e per il resto da banche private, Mts Spa è sostanzialmente la piattaforma su cui si comprano e vendono i nostri titoli di Stato. La società opera a stretto contatto con il Tesoro per assicurare che il mercato sia liquido, così che chi compra debito italiano ha la sicurezza di trovare acquirenti quando decide di venderlo. Un’altra società italiana, la milanese Sia (controllata al 49,7% dalla Cassa depositi e prestiti e diretta verso la quotazione), fornisce le piattaforme su cui Mts opera. Difatti l’ipotesi di fusione tra Londra e Francoforte non era vista troppo bene da Roma, preoccupata che il mercato su cui si muovono i Btp, lasciato intatto dai britannici, finisse sotto il controllo tedesco. Una prospettiva che le inattese richieste di Bruxelles dovrebbero avere scongiurato.

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