martedì 8 maggio 2018
Il Continente invecchia: l'indice di dipendenza degli anziani dalle persone tra 15 e 64 anni è salito al nuovo massimo. Al nostro Paese il primato negativo
In Italia solo 3 persone in età da lavoro per ogni anziano. Record in Europa
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L'Europa è un continente sempre più vecchio e l'Italia lo è ancora di più. Circa un europeo su cinque oggi ha più di 65 anni e per ogni anziano ci sono ormai solo poco più di tre persone in età lavorativa. I dati sull'indice di dipendenza degli anziani relativi 2017 sono stati diffusi da Eurostat l'8 maggio e ripropongono seriamente il tema della sostenibilità dello Stato sociale negli anni a venire. Infatti, più sono gli anziani in pensione in rapporto ai giovani che possono lavorare, pagare tasse e contributi sociali e finanziare il Welfare State, e meno un Paese può guardare con serenità al proprio futuro. L'indice di dipendenza degli anziani, che misura proprio il "supporto" disponibile per gli over-65, ha raggiunto lo scorso anno il livello record del 29,9% in Europa.

La crescita di questo indicatore è costante negli anni. Vent'anni fa era attorno al 20%, il che significa che nel 1997 c'erano ben cinque giovani a potersi "fare carico" di un anziano. Dieci anni fa l'indice era invece al 25%, dunque nel 2007 per ogni persona sopra i 65 anni gli individui tra i 15 e i 64 anni erano scesi a quattro. Oggi, come detto, le persone in età lavorativa per ogni ultrasessantacinquenne sono scese a tre.

In questa classifica il record negativo spetta all'Italia, con un indice di dipendenza prossimo al 35%, seguita da Grecia (33,6%), Finlandia (33,2%), Portogallo (32,5%) e Germania (32,4%). L'Italia è anche nel gruppo di Paesi che hanno visto l'indice di dipendenza aumentare più rapidamente negli ultimi 20 anni, con una crescita del 9,6%.

Il tema del crollo del numero di persone in età da lavoro rispetto a chi si è ritirato non riguarda solo l'Europa. Il calo della natalità, unito all'aumento delle aspettative di vita, sta creando problemi un po' ovunque nel mondo. Nel 1980 i paesi che facevano i conti con il calo dei 15-64enni erano solo 9, oggi sono ben 40. L'Economist di recente ha dedicato un'inchiesta a questo argomento, riportando l'opinione di un economista della Commissione europea, Jorg Peschner, convinto che i Paesi con problemi demografici passino troppo tempo a chiedersi come dividere la torta che si restringe (ad esempio quella previdenziale) e troppo poco tempo a chiedersi come evitare che questo non avvenga.

Le ricette per contrastare il declino demografico e il calo della popolazione attiva sono note, spaziano dalle misure per favorire la natalità agli interventi per riuscire ad attirare popolazione giovane da altri Paesi o da altri continenti. La questione, come rilevato sempre dall'Economist, è che i Paesi con il più grande deficit demografico sono spesso anche quelli che maggiormente si oppongono all'immigrazione.

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