giovedì 19 settembre 2019
Nel 2018 realizzati investimenti pari a tre miliardi di euro, con una forza lavoro composta per il 90% da persone con una formazione di alto livello, giovani e forte presenza femminile
In Italia si va verso biotech e integrazione digitale
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Oggi l’Italia può vantare un ruolo di leadership in Europa nell’industria farmaceutica grazie a un valore della produzione di 32,2 miliardi di euro e una crescita dell’export costante (+117% in 10 anni, raggiungendo i 26 miliardi di euro nel 2018), che la pone nella top 10 degli esportatori a livello globale. Italia che detiene anche il primato europeo nella produzione farmaceutica Cdmo (Contract Development and Manufacturing Organization), con una quota pari al 25% del totale. Stando ai dati diffusi da Farmindustria, nel 2018 l’industria farmaceutica in Italia ha realizzato investimenti pari a tre miliardi di euro (1,65 miliardi di euro in ricerca e sviluppo e 1,35 in produzione), ha generato un valore aggiunto diretto e indiretto di 17,5 miliardi di euro, con una forza lavoro composta per il 90% da persone con una formazione di alto livello (54% laureate o con Phd), giovani (l’81% dei nuovi assunti negli ultimi tre anni è under 35) e con una rilevante presenza femminile (42%). A questo si aggiunge una forte attenzione per l’ambiente, che la pone al vertice per sostenibilità nel comparto manifatturiero: negli ultimi 10 anni, -54% di consumi energetici e -74% di emissioni gas (anidride carbonica, biossido di azoto, metano), oltre 50% dei rifiuti destinati a riciclo.

Questa leadership è messa però a rischio da alcuni fenomeni emergenti a livello globale, quali: lo sviluppo di nuovi cluster industriali nell’ambito delle Life Sciences, la rivoluzione scientifica e tecnologica basata su biotech e digitale ed ecosistemi di ricerca e innovazione sempre più competitivi a livello globale. Lo studio Pharma Manufacturing 2030 realizzato da The European House - Ambrosetti insieme a Sanofi, Dompé e Altran e presentato in occasione del Forum L’industria manifatturiera farmaceutica italiana: scenario di riferimento e prospettive di sviluppo al 2030, organizzato a Palazzo Giustiniani, ha indicato le priorità per il mantenimento della leadership del settore nel medio-lungo periodo. Tre gli obiettivi specifici individuati: 1) diventare un centro di ricerca e sviluppo d’eccellenza per le biotecnologie e le terapie avanzate; 2) creare un hub industriale farmaceutico 4.0; 3) sviluppare un ecosistema di servizi integrati centrati sul paziente. Quattro aree prioritarie di interventi: persone e competenze, ambiente favorevole alla Ricerca e Innovazione, Digitalizzazione e Partnership. Tra i vari interventi, contenuti nel Manifesto, si auspica per esempio un innalzamento progressivo della quota dei laureati nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) dagli attuali 14/1.000 abitanti a un valore pari almeno a 20/1000 al 2030, raggiungendo l’attuale media europea, e misure di incentivazione agli investimenti in R&S e in produzione, soprattutto di manifattura.

Scenario Pharma Manufacturing 2030. In uno scenario di mantenimento della crescita del valore della produzione farmaceutica pari al tasso registrato negli ultimi 10 anni (+22% dal 2008 al 2018), si avrebbe al
2030 un valore della produzione pari a 41,8 miliardi di euro, con un valore aggiunto diretto, indiretto e indotto pari a 21,4 miliardi di euro. Questo implicherebbe anche un aumento degli investimenti in produzione da parte del settore dagli attuali 1,35 miliardi di euro a 1,65 nel 2030. In questo scenario nel nostro Paese si stima un aumento dell’occupazione diretta (77.700 occupati vs. 66.500 del 2018), ma anche indiretta e indotta (92.400 occupati vs. 79.000 del 2018) ipotizzando costanti gli attuali livelli di produttività.

Le linee di azione del Manifesto. In primis il Paese deve essere in grado di sviluppare competenze innovative, digitali e interdisciplinari così da rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. In aggiunta, occorre creare un ambiente pro ricerca e innovazione, attraverso incentivi agli investimenti stabili nel tempo, soprattutto per la digitalizzazione e per la ricerca e sviluppo, e una burocrazia più a misura di impresa, che permetta di velocizzare le procedure amministrative con l’applicazione del criterio del silenzio-assenso e dei meccanismi di fast-track. È necessario inoltre accelerare i processi di digitalizzazione fornendo alle industrie strumenti per monitorare il proprio stato di innovazione e digitalizzazione e simulare
l’integrazione di processi produttivi in ottica 4.0. Non da ultimo, bisogna rafforzare l’ecosistema attraverso l’open innovation favorendo la collaborazione anche tra player di settori diversi, nell’ottica di proporre un’offerta integrata di prodotti e servizi sempre più innovativi, digitalizzati e a misura di paziente. Il dialogo e la collaborazione di tutti gli stakeholders è condizione indispensabile ed imprescindibile. Nel Manifesto si propone inoltre di istituire presso la presidenza del Consiglio dei ministri un referente unico per il settore, che possa coordinare la collaborazione tra i player industriali e i diversi ministeri coinvolti (Sviluppo Economico, Salute, Ricerca e Lavoro) per elaborare insieme piani quinquennali di sviluppo strategico. Una visione a medio e lungo termine è fondamentale per un settore come quello farmaceutico, driver di un ecosistema della salute di alto valore per tutti. Un settore leader per investimenti in innovazione per addetto, per contributo allo sviluppo del capitale umano e un volano di crescita economica e sociale per l’intero Paese.

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