giovedì 6 settembre 2018
Arcelor Mittal ha accolto la richiesta dei sindacati, appoggiata dal ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico Luigi Di Maio, di garantire all'Ilva 10.700 assunzioni subito
Archivio Ansa

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E' stata siglata l'ipotesi di accordo sulla cessione di Ilva ad Arcelor Mittal dopo una lunghissima trattativa con i sindacati, culminata nell'incontro fiume terminato giovedì a metà giornata nella sede del ministero dello Sviluppo economico.

Ok da parte di Mittal ad assumere subito 10.700 lavoratori, così come chiedevano i sindacati.

Nell'accordo ci sono 250 milioni per gli esodi incentivati e la garanzia di assumere, a fine piano industriale, tutti i lavoratori che non avranno usufruito degli incentivi. Al lavoratore che decidesse di andare via subito andrebbero 100mila euro lordi. 4,2 miliardi sono gli investimenti da parte di Arcelor Mittal sul piano industriale e ambientale.

L'accordo per essere valido dovrà essere approvato dai lavoratori con un referendum.

Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha specificato che i lavoratori saranno assunti con l'articolo 18 e non con le regole nuove del Job Acts. L'accordo, ha aggiunto Di Maio, rende non più necessario l'annullamento della gara vinta da ArcelorMittal per l'acquisizione dell'Ilva.

Dalle prime informazioni si è anche saputo che per l'Ilva di Genova viene confermato l'organico di 1.474 dipendenti.

L'intesa, ha sottolineato Di Maio, rappresenta "il miglior risultato possibile nella peggiore situazione possibile; ora, ha proseguito il ministro, il "vero" obiettivo è rilanciare Taranto e il governo si metterà a lavoro "per una legge speciale" per la città, "stanziando le risorse in legge di bilancio".

IL GIGANTE DELL'ACCIAIO / LA SCHEDA

Nato nel 1905 come Società anonima Ilva, il gruppo ha attraversato oltre un secolo tra periodi di grande espansione (in particolare negli anni del boom economico) e di forti criticità, come la grande crisi dell'acciaio negli anni '70. Oggi il gruppo, che ha bisogno di ingenti investimenti sia per la messa a norma da un punto di vista ambientale che per il rinnovo degli impianti e il rilancio della produzione, conta circa 14mila addetti distribuiti in quattro stabilimenti principali (Taranto, l'acciaieria più grande d'Europa con 11mila lavoratori, Genova, Novi Ligure e Paderno Dugnano).

Con una capacità produttiva pari a 8 milioni di tonnellate, nel 2016 ha registrato un fatturato di 2,2 miliardi di euro, ma un Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization - utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) negativo, seppure in miglioramento rispetto all'anno precedente, per 220 milioni. È attiva nei settori dell'automotive, costruzioni, energia, elettrodomestici, packaging e trasporti. Dal gennaio 2015, in qualità di impresa strategica d'interesse
nazionale, è entrata nel regime di amministrazione straordinaria riservato alle grandi imprese ed è guidata da un collegio composto da Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba.

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