lunedì 11 settembre 2017
Il gigante Associated British Foods conquista Acetum per 300 milioni di euro. Il prodotto va alla grande, ma il settore ha anche i suoi problemi
Acetaie per la produzione e l'invecchiamento dell'aceto Balsamico di Modena (Ansa)

Acetaie per la produzione e l'invecchiamento dell'aceto Balsamico di Modena (Ansa)

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Il principale produttore di Aceto balsamico di Modena Igp avrà presto un proprietario britannico. Associate British Food (Abf) ha annunciato l’accordo con cui rileverà il 100% di Acetum, azienda che opera con i marchi Fini e Mazzetti e da sola vale circa il 30% della produzione di Aceto balsamico di Modena Igp, una volta che otterrà il via libera dalle autorità antitrust in Germania e Austria. A vendere sono i fondatori Cesare Mazzetti e Marco Bombarda, che avevano il 20% e resteranno in azienda rispettivamente come direttore e presidente, e il fondo di private equity Clessidra, che nel 2015 aveva comprato da loro l’80% delle azioni con l’obiettivo di costruire attorno ad Acetum un polo dell’aceto balasamico.

Il progetto non è andato avanti anche per la morte, lo scorso anno, del fondatore di Clessidra, Claudio Sposito, che più di tutti ci aveva scommesso. Acetum però ha continuato a crescere sull’onda del boom dell’aceto balsamico, prodotto ad altissimo tasso di esportazione (va all’estero più del 90% della produzione) il cui valore al consumo, secondo l’ultimo rapporto Ismea-Qualivita, è balzato del 36% solo tra il 2014 e il 2015, raggiungendo i 952 milioni di euro.

Il settore ha anche i suoi problemi. Se la spesa dei consumatore per l’aceto balsamico è in continua crescita da diversi anni, quello alla produzione – che è poi l’incasso effettivo dei produttori – sempre nel 2015 è sceso del 4,6%, a 372 milioni. Soprattutto il Consorzio di tutela ha appena vissuto una pesante spaccatura, culminata all’inizio dell’estate con le dimissioni del presidente Stefano Berni e l’uscita di uno dei principali produttori, l’Acetifici Italiani Modena di Armando De Nigris, che denunciato un «clima ostile generato allorquando gli interessi delle singole aziende, a vario titolo, hanno prevalso sullo spirito comune». All’orizzonte c’è anche la sfida lanciata dal Trentino che ha chiesto al ministero delle Politiche agricole, per il momento senza successo, di registrare come Igp anche l’aceto balsamico trentino.

È in questo contesto che si è inserito Abf, gruppo con le spalle abbastanza larghe da sostenere qualsiasi scossone: con i suoi 13,4 miliardi di sterline di fatturato 2016 vale da solo, a livelli di ricavi, più di Ferrero e Barilla messi assieme. Tra l’altro ha una grande diversificazione: controlla marchi celebri come il tè Twinings, i cerali Jordans ma anche il gruppo dell’abbigliamento economico Primark, che ha debuttato in Italia quest’anno nel centro commerciale di Arese e si prepara a nuove aperture a Brescia e Firenze. La cifra spesa per conquistare Acetum non è stata resa nota, ma in un rapporto diffuso ieri da Barclays si parla di qualcosa nell’ordine di 300 milioni di euro, circa tre volte i ricavi dell’azienda (103 milioni nel 2016) e quindici volte il suo margine operativo.

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