martedì 31 gennaio 2023
Anche se l'impatto reale sfiora i 100 miliardi di euro, considerando l'attività di quasi 1,6 milioni di addetti e oltre sei milioni di volontari
Un momento della presentazione del Rapporto

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La pandemia non ferma il non profit. Anzi sembra uscirne rafforzato. Secondo la Fps-Fondazione per la sussidiarietà dà un contributo vitale alla crescita dell'Italia: il valore della produzione ha raggiunto nel 2022 gli 84 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020). Anche se l'impatto reale sfiora i 100 miliardi di euro, considerando l'attività degli oltre sei milioni di volontari. L'economia sociale (cooperative, mutue, associazioni e fondazioni) conta a fine 2022 oltre 400mila enti (+7% in sei anni), quasi 1,6 milioni di addetti e oltre sei milioni di volontari, la cui attività equivale a 875mila addetti. È quanto emerso oggi a Roma in occasione della presentazione del Rapporto Sussidiarietà e… sviluppo sociale, realizzato dalla Fps, in collaborazione con Istat, con l'intervento di Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali. L'Italia si conferma un Paese a forte vocazione solidale: la Penisola svetta anche nella classifica del volontariato che coinvolge il 26% degli adulti. Meglio di noi solo la Germania (34%). Seguono Francia (24%), Gran Bretagna (23%) e Spagna (15%). Il Rapporto rivela che la sussidiarietà, intesa come partecipazione ad attività collettive, sociali e politiche, contribuisce a migliorare la qualità della vita, facilita la ricerca di un lavoro e riduce il rischio di povertà. Lo studio mostra una forte correlazione positiva fra impegno sussidiario e l'occupazione. In particolare, la partecipazione a programmi di formazione continua favorisce l'inserimento nel mondo del lavoro, a tutte le età (0,7 su una scala da 0 a 1). Un impatto positivo nella capacità di trovare lavoro deriva dalla partecipazione ad attività culturali fuori casa (0,89), dalla partecipazione sociale (0,88) e a organizzazioni non profit (0,7). Gli stessi fattori contribuiscono a ridurre il rischio di povertà e allontana il pericolo di non arrivare a fine mese con i propri redditi. Obiettivo del Rapporto di quest’anno - e in particolare dello studio curato da Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e Matteo Mazziotta, ricercatore dell'Istat – era appunto verificare l’ipotesi di una relazione tra: sentimento di fiducia, soddisfazione, apertura delle persone (in breve, "Sentimento di sé relazionale”); la partecipazione ad attività collettive, sociali, civiche, politiche (in breve “Sussidiarietà”); lo sviluppo sociale, che considera salute, istruzione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, innovazione e ricerca, paesaggio culturale, qualità dei servizi. Si tratta – spiega il Rapporto - di tre fenomeni complessi, ognuno dei quali costituito da una complessità di fattori diversi (11 “domini”), per misurare i quali si sono costruiti appositi e originali indicatori compositi, sulla base di alcuni selezionati indicatori regionali del Bes-Benessere equo e sostenibile dell’Istat. Ancora indicative le differenze territoriali. Fatto 100 l’indice medio delle regioni italiane per quanto riguarda ciascuno dei tre “fenomeni", presenta una classifica che colloca nella parte alta, sopra 100, le regioni del Centro-Nord e in coda quelle del Sud; soprattutto la differenza territoriale è rimarchevole per quanto riguarda la propensione alla sussidiarietà. Il Rapporto analizza anche quattro casi esemplari di opere sociali nell’ambito dell’educazione e del recupero scolastico (Portofranco), del contrasto alla povertà alimentare (Banchi di solidarietà), della solidarietà sociale (Fondazione Progetto Arca), dell’assistenza socio-sanitaria (Fondazione don Gnocchi).


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