sabato 26 settembre 2020
Il ben-vivere ha molte dimensioni (salute, istruzione, qualità ambientale, relazioni, benessere economico, sicurezza) e su questo esiste oggi una convergenza molto ampia...
Il prima, il dopo pandemia e quei birilli da colpire insieme
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Il ben-vivere ha molte dimensioni (salute, istruzione, qualità ambientale, relazioni, benessere economico, sicurezza) e su questo esiste oggi una convergenza molto ampia. Quello che ancora manca per poter collegare con la soddisfazione e ricchezza di senso del vivere gli indicatori statistici che le istituzioni usano sulle loro mappe per portarci verso società migliori è l’ultimo miglio della generatività. Se scaviamo nel profondo e nei dati troviamo che l’uomo è cercatore di senso e la soddisfazione e ricchezza di senso del vivere dipendono da quanto la nostra vita è generativa, ovvero capace di incidere significativamente sulle vite altrui. E questa 'rivoluzione statistica', avviata lo scorso anno con il rapporto sul Ben-vivere in collaborazione con Avvenire in occasione del Festival dell’Economia Civile, prosegue quest’anno.

Tra la prima e la seconda edizione si è abbattuta su di noi la pandemia e il secondo Rapporto viene pubblicato mentre non ne siamo ancora usciti. Per questo motivo lo abbiamo diviso in tre parti. La prima ci propone una fotografia dell’evoluzione degli indicatori di Ben-vivere e di generatività prima del Covid-19 evidenziando i 'top e flop', ovvero le province che risalgono e quelle che scendono di più nella classifica. Tra di esse è emblematica la storia positiva di Brescia che registra un importante progresso negli indicatori figlio di un elevato livello di coesione e cooperazione tra le parti sociali (associazioni industriali, terzo settore, amministrazione).

Brescia è purtroppo però anche una delle città più colpite dalla pandemia. Nel rapporto arrivano pertanto una seconda e una terza parte che ci raccontano questo tempo successivo e più ravvicinato della storia. Nella seconda parte affrontiamo il tema del puzzle della diffusione così eterogenea a livello territoriale di contagi e decessi, con la Lombardia, il motore economico del Paese, che registra quasi il 36,5% dei contagi segnalati e il 47% dei decessi registrati a fronte del 16,6% della popolazione nazionale. La scienza medica, quella statistica e le scienze sociali hanno accelerato analisi e riflessioni per cercare di risolvere il prima possibile l’enigma delle cause e dei rimedi della pandemia. Sul primo fronte è acclarato come la componente principale di questa come di ogni epidemia sia la frequenza di incontri 'non distanziati' tra persone in proporzione della loro contagiosità e carica virale. Ma questo spiega solo una parte del fenomeno. Hanno contato molto anche le risposte più o meno efficaci delle amministrazioni locali e regionali e le strutture sanitarie più o meno capaci di rispondere allo choc.

Nel rapporto spieghiamo come, al netto di tutti questi fattori, la concentrazione di polveri sottili abbia giocato, soprattutto in Italia, un ruolo rilevante. Nel caso specifico del Covid-19 sono state formulate due ipotesi di ricerca sull’effetto dell’esposizione alle polveri di lungo periodo e su quello di breve con le polveri portatrici ' carrier' che hanno aumentato la sopravvivenza del virus nell’aria. Nel rapporto citiamo i risultati di molti lavori che trovano supporto empirico per queste ipotesi negli Stati Uniti, in Germania, in Olanda e in Italia. E presentiamo più in dettaglio le evidenze sul nostro Paese che portano a concludere che l’impatto delle polveri sia responsabile di una differenza di diverse centinaia di morti tra aree meno e più inquinate.

Nella terza parte effettuiamo una primissima analisi congiunturale delle conseguenze della pandemia a livello territoriale sui limitati indicatori oggi disponibili (creazione e distruzione d’impresa). Le evidenze in questo caso rilevano come le procedure di distanziamento rappresentino per il sistema un costo fisso elevato e richiedono una flessibilità dei processi produttivi implicando una maggiore difficoltà di adeguamento per la piccola impresa. Allo stesso tempo l’impatto maggiore della pandemia al Nord e la minore quota di imprese in servizi essenziali che hanno potuto operare anche durante il lockdown ha evidenziato un impatto maggiore della pandemia in queste zone sui processi di creazione e distruzione d’impresa se guardiamo ai dati già disponibili del secondo trimestre 2020. Le considerazioni di policy che scaturiscono dal rapporto sono immediate ed evidenti. Sarebbe folle continuare a dividere in compartimenti stagni le diverse dimensioni del benessere.

Chi pensa di potersi concentrare solo su una di esse (occupazione, crescita, salute, ambiente, ricchezza di senso del vivere) non può far finta di ignorare che la sua azione sta incidendo anche sulle altre. Come già detto su queste colonne abbiamo bisogno di bocce capaci di colpire insieme tutti e cinque i birilli delle diverse dimensioni del ben-vivere. Ammodernamento delle infrastrutture fisiche digitali, uso ragionato dello smart working come opzione aggiuntiva all’incontro in presenza, stimolo all’innovazione nel settore cruciale dell’economia circolare, efficientamento energetico degli edifici, politiche per la natalità e la famiglia, mobilità sostenibile sono tutte direzioni chiave e bocce potenzialmente efficaci. È con questo approccio che dobbiamo giocarci l’occasione irripetibile della ripartenza del nostro Paese del programma europeo NextGenerationEU che ci mette a disposizione risorse pari a quattro volte l’ammontare del piano Marshall a prezzi attuali. Per conquistarci veramente la gratitudine dei nostri concittadini, dei giovani e delle nuove generazioni.

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