giovedì 4 maggio 2017
L’ex premier: il commissariamento non va visto come l’ultima spiaggia
Il pressing di Renzi sul governo
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È ancora una volta un referendum a segnare il percorso politico di Matteo Renzi. Ma se il quesito costituzionale del 4 dicembre ha decretato l’interruzione della sua avventura a Palazzo Chigi, la consultazione interna ai dipendenti di Alitalia sul pre-accordo tra vertici aziendali e sindacati può essere interpretata come il primo passo di un lungo cammino con cui l’ex premier punta a riprendersi la guida del governo nel 2018. Dal 24 aprile – cioè dal giorno in cui la netta maggioranza dei lavoratori della compagnia ha rifiutato l’intesa attraverso il referendum, appunto –, Renzi ha messo il salvataggio di Alitalia in cima all’agenda del partito di cui è appena tornato a essere segretario. «Proprio mentre tante forze politiche hanno fatto a gara per smarcarsi da Alitalia, minacciando di abbandonarla alla 'giungla' e alle regole del mercato, noi al contrario abbiamo spinto con forza per evidenziare il servizio strategico e fondamentale che il vettore garantisce per il Paese», spiega un fedelissimo di Renzi. In effetti, è la cronaca degli ultimi giorni a confermare quanto Renzi si sia speso per garantire un futuro ad Alitalia, provando a tutelarne pure l’immagine in uno dei momenti più duri della sua storia industriale. Il 28 aprile – nello sprint finale della campagna elettorale per le primarie – il 'rottamatore' è arrivato persino a vestire i panni dello steward sul volo diretto a Bruxelles, con tanto di siparietto all’interfono per annunciare l’arrivo dello snack dolce o salato ai passeggeri, per aggiornare sull’orario di atterraggio e, soprattutto, per affermare che «Alitalia funziona, alla faccia di quelli che ne parlano male». Ironia, ma anche intenzioni serie. Tanto che c’è un impegno preso pubblicamente: «Entro metà maggio faremo una proposta per Alitalia».

Sono seguite altre iniziative, come l’incontro tra Renzi e Luigi Gubitosi di venerdì scorso (quindi prima della nomina a commissario del presidente in pectore insieme a quelle di Laghi e Paleari). Accanto alle mosse pubbliche, ci sono quelle 'riservate'. Indiscrezioni che filtrano dai palazzi della politica, infatti, raccontano di un pressing insistente effettuato dall’ex presidente del Consiglio nei confronti dell’ala più 'renziana' dell’attuale governo. Un messaggio ripetuto in tutte le salse e che suona più o meno così: «Bisogna evitare in tutti i modi il crac di Alitalia e il commissariamento non va considerato l’ultima spiaggia. Perché in caso, al termine dei sei mesi, si studieranno altre soluzioni». Un suggerimento che da Palazzo Chigi è stato recepito solo parzialmente. In quanto se da un lato si esclude lo 'spezzatino' (indigesto pure a Renzi), dall’altro lato l’esecutivo lavora per una vendita di tutto il 'pacchetto'. Ipotesi, quest’ultima, che invece non viene ritenuta quella ideale dal neo segretario del Pd. Del resto, seppure debba ancora alzare il velo sulla sua idea, qualche indizio Renzi l’ha già fornito tra dichiarazioni dirette e indicazioni velate. I due paletti tra i quali dovrà muoversi il 'salvataggio' della compagnia nel progetto sul punto di essere lanciato sono: né fallimento, né spreco di denaro pubblico. In mezzo, c’è un mondo di alternative. A cui si aggiunge un altro punto fermo: la salvaguardia della forza occupazionale. «Non abbandoniamo i lavoratori», ha affermato più volte Renzi, facendo riferimento anche al personale relativo all’indotto. Non è un mistero, inoltre, che il massimo auspicio del leader Pd sia quello di vedere un’Alitalia economicamente risanata e competitiva sul mercato, con un mantenimento delle sue radici nella Penisola, se possibile attraverso un maggior coinvolgimento di capitali privati italiani. «Di fronte a un vero piano di rilancio e a uno spirito di reale collaborazione da parte di tutti gli attori in campo, compresi i sindacati – è il ragionamento che Renzi ha condiviso con il suo team –, non è una missione impossibile convincere alcuni nostri imprenditori a effettuare nuovi investimenti».

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