martedì 7 settembre 2021
Il ministro Colao presenta la Strategia Cloud Italia: data center e sistemi su cui fare convergere entro il 2025 tutti i dati della Pubblica Amministrazione. Primo obiettivo: massima sicurezza
Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione e la transizione digitale

Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione e la transizione digitale - Ansa

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Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione e la transizione digitale, ha presentato la Strategia Cloud Italia, il piano per accelerare la trasformazione digitale della pubblica amministrazione. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il governo si è impegnato a portare entro il 2026 circa il 75% delle Pubbliche amministrazioni italiane a utilizzare servizi in cloud computing, un sistema che garantisce velocità, sicurezza e flessibilità.

Il progetto è molto tecnico ma importante per digitalizzare l’apparato statale agevolando i servizi ai cittadini. Gli obiettivi sono tre: garantire l’autonomia tecnologica nel controllo delle infrastrutture e quindi nello stoccaggio e nell'elaborazione dei dati; proteggere i dati della Pubblica Amministrazione dai rischi sistemici che arrivano in particolare dall’esterno dell’Unione Europea; innalzare il livello di resilienza nel caso di attacchi o guasti tecnici.

Il ministro ha classificato i dati e i servizi dello Stato in tre gruppi – ordinari, critici e strategici – a seconda della loro confidenzialità. I dati ordinari, come ad esempio quelli dei siti istituzionali, staranno in larga parte su sistemi di cloud pubblico in database nel territorio europeo. I dati critici staranno come minimo in centri cloud pubblici ma criptati, con gestione delle chiavi di accesso in Italia. I dati strategici e quelli critici più preziosi staranno in database localizzati in Italia su servizi di cloud privati e ibridi, affidati a soggetti sotto vigilanza e monitoraggio pubblico.

Entro il 2025 tutti i dati delle Pubbliche amministrazioni dovranno essere classificati e migrare sul nuovo sistema.

Al centro del piano c’è la costruzione del Polo Strategico nazionale, fatto di centri di elaborazione dati e sistemi informatici e gestito da un operatore economico che sarà selezionato con un partenariato pubblico-privato, con lo Stato che – ha spiegato Colao – punta ad avere una quota di controllo. Il Polo avrà almeno quattro data center in due Regioni, una nel Nord e una nel Sud, così da essere abbastanza diffuso da garantire continuità operativa in caso di guasti e attacchi.

Entro la fine di quest’anno sarà pubblicata la gara per la realizzazione del Polo, nel 2022 il Polo sarà effettivamente realizzato e inizierà la migrazione dei dati da completarsi per il 2025. Il Pnrr stanzia 6,7 miliardi di euro per la digitalizzazione e 1,9 miliardi per la realizzazione del Polo e la migrazione dei dati in cloud. Non sarà una gara “tradizionale”: il governo aspetta proposte. Le candidature di entità extra-europee non saranno accettate.

Questo polo sarà «una casa sicura per i dati degli italiani: gli italiani devono potersi fidare» ha detto il ministro. Franco Gabrielli, sottosegretario di Stato delegato alla Sicurezza, ha ricordato che «oggi il commercio intorno ai dati è il più grande business lecito e illecito che siamo chiamati a vivere» e attualmente in Italia «c'è una grande fragilità» che il nuovo sistema permetterà di superare.


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