martedì 9 aprile 2019
Si chiude il mandato degli ultimi sei anni, si conclude anche l’esperienza dell’avvocato Giuseppe Guzzetti, alla guida della Fondazione Cariplo da 22 anni
Guzzetti: non c'è futuro se neghiamo speranza
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Prim’ancóra di essere "pazienti", i capitali di una Fondazione di origine bancaria devono essere coraggiosi. Perché spesso vengono seminati quando il terreno è duro, magari gelato da una recessione. Le crepe più profonde dell’economia si chiamano disoccupazione e riduzione delle coperture garantite dal Welfare State – istruzione, assistenza sanitaria, pensioni, protezione contro malattie e infortuni –, le cui risorse si restringono per far quadrare i conti pubblici. Ma quei semi servono proprio a questo, sostiene Giuseppe Guzzetti, devono portare frutto dove il campo sociale è ferito: «Non c’è futuro – afferma il presidente della Fondazione Cariplo – se neghiamo la speranza ai milioni di bambini che oggi nascono e crescono in povertà. Non c’è futuro se neghiamo la speranza ai giovani che cercano lavoro e desiderano mettere le loro capacità al servizio delle comunità che spesso non sono in grado di includerli. Non c’è futuro per un Paese che nega la serenità agli anziani e a tutte le persone che, per diverse ragioni, si trovano in condizioni di profondo disagio e che meritano di essere poste al centro delle politiche sociali».

Il bilancio. Negli ultimi sei anni Fondazione Cariplo ha donato quasi un miliardo – la cifra esatta ammonta a 969.902.600 euro – per la realizzazione di 6.714 progetti di utilità sociale. Molti dei quali sulla frontiera dell’innovazione. Del resto, come ben argomentano Filippo Barbera e Tania Parisi nel volume «Innovatori sociali» edito da "il Mulino", l’economia collaborativa e digitale, la green econmy, l’impresa sociale, le cooperative di comunità e le nuove manifatture sono forme di riarticolazione del tessuto sociale e produttivo emerse dalla grande crisi del 2008. Agenti del cambiamento sono giovani-adulti ormai esperti nell’uso delle tecnologie informatiche e comunicative, per i quali i valori civici, la fiducia e il capitale culturale rappresentano dimensioni qualificanti. Gli innovatori sociali hanno esperienze professionali trasversali al settore Profit e Non profit, ambiscono a coniugare l’impatto economico con la sostenibilità ambientale e la responsabilità verso il territorio e la società, interrogando in modo non convenzionale la politica e l’azione pubblica.

Il messaggio. Anche in virtù di questa nuova spinta, «non dobbiamo avere paura – ricorda Guzzetti –: abbiamo superato momenti drammatici e bui nella storia del nostro Paese e del mondo. Siamo riusciti a farlo quando ci siamo stretti tra noi, accomunati dal desiderio di lavorare insieme, per affrontare i gravi problemi che ci siamo trovati dinanzi. Quando abbiamo posto il dialogo e la relazione con gli altri al centro del nostro agire. Quando abbiamo messo da parte l’odio, quando abbiamo operato con metodo, stabilendo priorità precise, con prospettive e programmazione. Per agire occorrono cuore, competenza e determinazione. Ma si può fare. Sta già succedendo». Parole che la Fondazione ha fatto proprie e che ha condiviso con le migliaia di persone, organizzazioni e istituzioni con le quali in questi anni ha collaborato.

L'eredità. Ne sono scaturite esperienze e risultati che potevano sembrare di impossibile realizzazione se non con la determinazione, l’impegno e il coraggio che tutti hanno messo in campo, comprendendo le necessità di un contesto e di un particolare periodo storico in cui era, ed è, indispensabile che l’innovazione sociale nasca e cresca dal basso, ma in armonia con l’agire del Pubblico, del Privato e del Privato sociale. È stato così, ad esempio, per l’avvio di un nuovo welfare di comunità, per la creazione di opportunità di lavoro, per la gestione e la valorizzazione della cultura e dei beni artistici, un tesoro davvero prezioso, che va tutelato con opportune attività di prevenzione. Dal 1991, anno della sua nascita, ad oggi, Cariplo ha sostenuto oltre 30mila progetti nel campo dell’arte, del sociale, dell’ambiente e della ricerca scientifica, donando circa tre miliardi di euro.
Siamo del resto di fronte ad una rinascita, necessaria, dell’impegno civile intercettato anche dalla classifica sul Benvivere nelle province italiane, secondo l’indice di Responsabilità Civile del Territorio presentata da Avvenire al recente Festival dell’Economia Civile, che vede due province lombarde, Mantova e Cremona, fra le prime dieci. Un "superindice" originale che, come ha spiegato l’economista Leonardo Becchetti, «lega il concetto di generatività a quello di responsabilità, superando la stucchevole antinomia tra civiltà dei diritti e civiltà dei doveri di cui siamo ancora prigionieri. Se la felicità è generatività e la generatività è la responsabilità di contribuire al benessere altrui – dice Becchetti – la massima pienezza del mio diritto è la "libertà per" che non lede la libertà altrui ma al contrario lavora per la sua crescita e progresso». E in Fondazione Cariplo, spiegano, «proprio in quest’ottica abbiamo lavorato tutti insieme per il sostegno alla ricerca scientifica, al capitale umano, ai giovani. Siamo di fronte a stravolgimenti epocali, legati al digitale, allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ai problemi e alle opportunità collegate ai flussi migratori, all’interconnessione delle economie mondiali: ci siamo impegnati affinché sia posta una maggiore attenzione alle tematiche ambientali, guardando anche ad ambiti innovativi come quello dell’economia circolare».

Il racconto. Per raccontare questa straordinaria esperienza l’Ente ha organizzato "Futuro (per il) Prossimo", un evento speciale frutto della collaborazione con il Teatro alla Scala e realizzato con il supporto del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, dell’Accademia Teatro alla Scala, della Direzione della Casa Circondariale di San Vittore, dell’Associazione Amici della Nave e dell’ASST Santi Paolo e Carlo. L’evento ha consentito lunedì di ripercorrere le attività degli ultimi sei anni di mandato e offerto al presidente, Giuseppe Guzzetti, l’occasione di tracciare un bilancio della propria ventennale esperienza alla guida della Fondazione. Per disegnare le traiettorie future, anticipate del resto nel novembre del 2017, quando è intervenuto al lancio del programma "Social Innovation" con la Fondazione Social Venture-Giordano dell’Amore: «Il nostro Paese – dichiarò i quell’occasione il presidente – soffre di un deficit di innovazione sociale nel settore del welfare, delle politiche culturali e ambientali e sta oggi pagando gli effetti di anni di tagli di risorse pubbliche. Il Terzo Settore è visibilmente cresciuto, maturato. Lo chiamiamo "Terzo Settore Evoluto" ed è pronto al salto di qualità. Spesso sta facendo supplenza allo Stato, il che non è giusto; ma può ricoprire ancora di più quel ruolo di Terzo Pilastro dell’economia del nostro Paese, a fianco del Pubblico e del Privato. Ha però bisogno di un ulteriore passo in avanti, che si può fare con formazione adeguata e sostegno economico, anche sotto forma di capitale paziente. Servono idee, coraggio, visione innovativa e nuove competenze. Il nuovo programma di Fondazione Cariplo punta a questo, e lo fa rinvigorendo la tradizione e la memoria di un grande uomo: Giordano Dell’Amore». Forte di questa eredità, Guzzetti ha salutato con un sorriso.

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