sabato 18 maggio 2019
L'autogestione degli spazi verdi è uno degli ambiti in cui si realizza la partecipazione inclusiva
Gli orti ridanno ai quartieri il senso di comunità e creano partecipazione
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Molto coinvolgenti sono le numerose esperienze di 'orti condivisi' o 'orti di comunità' in cui si sperimenta quotidianamente l’autogestione degli spazi: è una prossimità che agevola la partecipazione inclusiva dal momento che non servono competenze particolari. Due gli esempi significativi: 'Orti fai da noi' realizzata a Roma, in un’area abbandonata contigua ad un grande negozio di ferramenta (Leroy Merlin Tiburtina) e Ortisti per caso, esperienza di Cooperativa Scolastica (Associazione cooperativa scolastica) nata a Firenze presso l’istituto tecnico agrario. Il primo è stato realizzato in un quartiere caratterizzato dalla presenza di grandi spazi commerciali, dalla mancanza di luoghi di aggregazione intergenerazionale, di pro- getti comuni di quartiere e di vita sociale degli abitanti. I primi a proporre l’iniziativa – nata sul modello di una iniziale sperimentazione torinese – sono stati il responsabile Csr di Leroy Merlin e la direttrice del negozio. Il progetto si è poi sviluppato grazie alla sinergia tra la cooperativa Ceas e l’associazione Bricolage del Cuore. Insieme ai dipendenti del negozio gli abitanti del quartiere hanno ripulito l’area e poi hanno costruito dei cassoni, nei quali hanno realizzato degli orti «fuori terra», contribuendo alla riqualificazione dello spazio e alla riattivazione della comunità locale. ' Negli 'orti fai da noi' - dicono i promotori - si sperimenta quotidianamente l’autogestione degli spazi, con regole minime e buona convivenza' Ortisti per caso nasce invece dalla richiesta di alcuni studenti di effettuare attività pratiche pomeridiane, e la scelta è caduta sulla coltivazione di un orto Nell’istituto tecnico agrario veniva già attuato un progetto di impresa simulata promosso da Confcooperative Toscana e l’anno successivo gli studenti hanno deciso di creare una cooperativa di cui sono soci ed i cui utili vengono messi in un fondo per aiutare le famiglie in difficoltà a sostenere le spese per i viaggi d’istruzione. Gli studenti infatti non si occupano solo della coltivazione ma anche della commercializzazione degli ortaggi che vendono in occasioni particolari come i colloqui scolastici, le feste, gli open day. Inoltre è un attività che sta via via coinvolgendo sempre di più gli studenti ma anche il territorio. I ragazzi coinvolti vanno a visitare imprese agricole per apprendere nuove tecniche e hanno anche vinto un bando di Confcooperative. Ogni anno la cooperativa si chiude e ogni anno rinasce: gli studenti fanno tutto ed è l’assemblea dei soci che prende le decisioni, assegna le cariche sociali, i compiti e le responsabili © RIPRODUZIONE RISERVATA
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