mercoledì 7 ottobre 2020
La pandemia non ha fatto che accentuare la tradizionale prudenza degli italiani. Il 40% non investe nemmeno una parte della sua ricchezza
Il palazzo Unicredit a Milano

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La pandemia purtroppo non è finita e molte famiglie, nell'incertezza, si rifugiano nella liquidità: conti correnti e sicurezza degli investimenti sono i punti di riferimento di molti risparmiatori. A settembre la liquidità lasciata sui depositi è cresciuta del 6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Una scelta comunque poco efficiente: perchè i risparmi immobilizzati nei conti correnti perdono valore negli anni in modo costante per effetto dell'inflazione. Si calcola che negli ultimi 15 anni le famiglie 100% liquide hanno rinunciato a un potenziale di crescita di ricchezza finanziaria prossima al 20%. Il 40% circa dei risparmiatori detiene comunque in liquidità tutto il patrimonio finanziario. Percentuale che sale per chi ha un patrimonio sotto i 25.000 euro (65%) mentre cala per i possessori di patrimoni oltre i 100.000 euro (15%). In generale i soggetti che non investono sono meno propensi al rischio e con minore fiducia nel sistema anche se in alcuni casi detengono un portafoglio potenzialmente articolato ma hanno un basso livello di competenze e sono meno educati finanziariamente. Mentre la ricchezza finanziaria delle famiglie è cresciuta mediamente del 3% Ma quali sono i motivi che spingono i risparmiatori a lasciare così tanta liquidità sul conto corrente? Senz'altro il perdurare dell'incertezza del contesto economico , l'aumento dei rischi connessi all'investimento imprenditoriale, l'aumento della volatilità, la minore liquidabilità delle attività reali immobiliari; e poi la paura di perdere il lavoro e di non riuscire così a soddisfare i bisogni futuri o di non riuscire a far fronte ad eventuali imprevisti.

L'aumento della liquidità è correlato anche all'età. Infatti tra i più giovani e gli adulti si registra un aumento del 9% circa mentre tra i più maturi si scende al 6% E' proprio la fascia 18/36 anni quella che ha più ridotto i consumi ed ha risparmiato aumentando addirittura la liquidità (8%). Il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie si è così riflesso negativamente nelle scelte di investimento, improntate ad una maggior cautela. Cresce la percentuale di chi non è disposto ad assumere alcun rischio e non si aspetta alcun rendimento mentre all'opposto cala la percentuale di chi si assume rischi sopra la media. Confermata anche la tendenza alla prudenza da parte giovani. C'è quindi chi comunque esprime fiducia e continua ad investire: nel 60% dei casi sono scelti i fondi ed il risparmio gestito. Aumentano i possessori dei fondi comuni nella fascia sotto i 100.000 euro. In questo comparto i dati più recenti evidenziano risultati solidi e convincenti ed in linea a un'attente pianificazione di periodo degli investimenti, tipica del risparmiatore più 'evoluto'. Le scelte di investimento continuano a privilegiare i fondi azionari. Le polizze a maggior contenuto finanziario (united linked e multiramo) attraggono nuovi risparmiatori mentre i prodotti previdenziali occupano ancora poco spazio all'interno dei portafogli. I prodotti Assicurativi ed il Risparmio gestito rappresentano quasi il 50% del portafoglio finanziario delle famiglie. Rientra invece la diffusione degli strumenti amministrati, soprattutto per le famiglie con patrimonio finanziario elevato. L'investimento in Fondi Pensione ammonta a 3,3% dell'intera consistenza patrimoniale in gestito. Scomponendo questa percentuale solo l'1,6% del patrimonio degli investitori è destinato ai fondi pensione mentre l'1,7% copre piani previdenziali individuali. La maggior parte dei risparmiatori che ha sottoscritto un piano di previdenza integrativa investe solo la quota di Tfr aziendale. Scarsa la diffusione dei prodotti assicurativi di protezione di matrice individuale: ha sottoscritto una polizza infortuni solo il 28% di persone in età assicurabile; il 5% delle famiglie ha una polizza contro le malattie; percentuale che scende allo 0,4% per le coperture riferibili alla non autosufficienza. Prevale un atteggiamento attendista verso le coperture assicurative: la preferenza per l'autoassicurazione è prevalente, con un forte orientamento verso la liquidità, come ampiamente sopra descritto.

*responsabile commerciale, area Corporate

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