
Un uomo al lavoro in una fabbrica di componenti auto a Liaocheng, nella provincia cinese dello Shandong. (foto Chinatopix via AP)
Colpito metà dell'import cinese in America
Per non complicare troppo la vita alle aziende americane, dalla lista delle merci da colpire sono stati eliminati 297 prodotti cinesi di cui le imprese e i cittadini americani hanno più bisogno: beni tecnologici come gli apparecchi bluetooth e gli smartwatch, alcuni prodotti chimici, tessili e agricoli, e accessori per la sicurezza come gli elmetti da ciclista o i seggiolini da auto per bambini.
La risposta cinese
Ora sarà da vedere come reagirà la Cina, che lunedì aveva avvertito di non avere più intenzione di limitarsi a giocare in difesa. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato misure di ritorsione: «Per proteggere i suoi legittimi diritti e interessi oltre all’ordine nel libero commercio internazionale, la Cina non ha altra scelta che rispondere simultaneamente». Trump ha già risposto che a un’eventuale replica cinese risponderebbe immediatamente con la “fase tre”: dazi su tutte le importazioni cinesi, cioè altri 267 miliardi di dollari.
Ai precedenti dazi Pechino aveva risposto introducendo misure equivalenti, cioè tasse del 25% su 50 miliardi di dollari di importazioni americane. Stavolta non potrà farlo: il totale delle esportazioni statunitensi verso la Cina ammonta a 130 miliardi di dollari, quindi il regime cinese non ha abbastanza importazioni da colpire. Potrebbe adottare altre strategie, come ostacolare con la sua leggendaria burocrazia “mirata” le attività cinesi delle aziende americane, inceppando la loro catena del valore. Apple, in questo caso, rischierebbe molto.
L'accordo impossibile
Per com’è oggi la situazione sembra molto difficile che i governi americano e cinese possano trovare un accordo entro la fine dell’anno. Washington accusa i cinesi di violare sistematicamente i diritti di proprietà intellettuale, non garantire parità di trattamento alle imprese straniere quando si tratta di fusioni e acquisizioni, infilarsi con pirati informatici nei computer delle aziende americani per ottenere informazioni riservate.