martedì 26 giugno 2012
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Non sarà proprio un taglio, ma un uso più oculato delle risorse che in ogni caso dovrà far restare nelle casse dello Stato circa un miliardo. A tanto ammonta la parte che la sanità dovrebbe fare nell’ambito della revisione della spesa. Risorse, questa per ora l’unica certezza, che dovranno essere recuperate nel ricco paniere dei beni e servizi acquistati dal comparto che valgono ogni anno il 30% del Fondo sanitario nazionale, circa 35 miliardi. Ma se i provvedimenti per la spending review non arriveranno, come sembra, prima della prossima settimana, potrebbe invece vedere la luce già nei prossimi giorni quello che il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha definito «decretone sanità», provvedimento omnibus che nasce dalla necessità di prorogare il regime transitorio per l’attività libero professionale dei medici (in scadenza il 30 giugno) in attesa di una "mini-riforma" dell’intramoenia. E potrebbe essere il veicolo per introdurre anche altre misure, come alcune norme sulla responsabilità dei medici e sulle assicurazioni per i camici bianchi. Riforma che i medici attendono tanto da annunciare di essere pronti a proclamare uno sciopero nazionale se il provvedimento non sarà approvato. Norme che tra l’altro potrebbero portare qualche risparmio ponendo un argine alla cosiddetta "medicina difensiva", che ogni anno costa fino a 10 miliardi di euro di esami e prescrizioni non necessari ma usati come scudo contro il boom di denunce da parte dei pazienti. Nel «decretone» dovrebbero trovare spazio anche la sanità digitale e alcune misure sulla filiera del farmaco, di natura regolatoria e non economica. Al momento però, vista l’incandescenza del clima politico e i tempi stretti di approvazione (un mese prima della pausa estiva del Parlamento), il provvedimento potrebbe anche essere spacchettato, procedendo alla sola proroga dell’intramoenia per riprendere gli altri capitoli in un testo successivo. Ma si fa strada anche la possibilità che anche per la proroga dell’intramoenia allargata si vada all’ultimo minuto utile, cioè il 1° luglio (o meglio lunedì 2), giorno nel quale, se non ci saranno interventi, smetteranno di essere consentite visite a pagamento da parte dei medici pubblici nei loro studi privati. Nel frattempo sulla sanità dovrebbe comunque allungarsi la mano del supercommissario Enrico Bondi, che ha il mandato per intervenire proprio sugli acquisti della pubblica amministrazione. Intervento mediato dal ministro, che da settimane lavora a evitare che si applichi alla sanità un taglio secco e lineare (evocato come «inaccettabile» anche dal segretario della Cgil, Susanna Camusso). E che andrà a focalizzarsi probabilmente in un primo momento sull’acquisto dei servizi non sanitari (ristorazione, lavanderia, rifiuti) che più di quelli della spesa farmaceutica o per i dispositivi medici hanno resistito fino ad ora al meccanismo di centralizzazione degli acquisti.
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