mercoledì 30 gennaio 2013
Milano travolta dal crollo di Saipem. In fumo 4,6 miliardi. L'autorità di controllo vieta oggi le vendite allo scoperto. Sospetti su un pacchetto di azioni ceduto prima che il Cda desse i risultati.
La Banca lascia il 9%. la Procura: indagini solo sui vecchi manager 
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Ha tutti i contorni del giallo la vicenda Saipem, che ieri ha monopolizzato la giornata di Borsa, causando di fatto il crollo degli indici di Piazza Affari. Perché le attese di previsioni al ribasso sugli utili erano nell’aria, ma non nella misura comunicata martedì sera a mercati chiusi dalla società controllata dall’Eni. Perché la Consob ha avviato ieri accertamenti su una maxi-vendita sospetta, eseguita da Bank of America Merrill Lynch, di un grosso pacchetto di titoli del gruppo, pari al 2,3% del capitale, ventiquattr’ore prima dell’allarme profitti. Perché, infine, va ancora compresa la portata dell’inchiesta avviata a dicembre dalla Procura di Milano su presunti reati di corruzione, relativi ad alcuni contratti stipulati in Algeria. Il risultato, nella seduta di ieri, per la società è stato drammatico: -34,3% in Borsa, quotazione tornata ai livelli di metà 2009 e 4,6 miliardi di capitalizzazione in fumo in un solo giorno. In serata, sempre Consob ha deciso di vietare le vendite allo scoperto sul titolo. Pesante il bilancio anche per la controllante. Il direttore finanziario di Eni, Massimo Mondazzi, ha spiegato che «l’impatto per gli azionisti Eni sarà nel 2013 di circa 200 milioni di euro, circa il 3% dell’ultimo utile annuale pubblicato da Eni». L’azione della compagnia petrolifera ha perso il 4,71%.L’annuncio dei verticiCosa ha colpito negativamente gli investitori? Innanzitutto le stime fortemente al ribasso per l’anno in corso, «a causa di negoziazioni su variazioni contrattuali nel business E&C (Engineering and Costruction) che si prevede si concluderanno con esiti inferiori alle previsioni», spiega la nota diffusa dal cda Saipem. In particolare, è previsto per il 2012 un margine operativo lordo di circa 1,5 miliardi di euro, circa il 6% in meno rispetto a quanto precedentemente annunciato, e un utile netto di circa 900 milioni di euro. La riduzione delle attività per l’azienda, che è leader mondiale nella fornitura di servizi all’industria petrolifera, riguarda principalmente Medio Oriente, Nigeria e Algeria, mentre si sono verificati ritardi nell’assegnazione di importanti contratti in Venezuela, Nigeria e Iraq. «La revisione operata dal nuovo management ha condotto a un approccio alle stime più prudenziale – ha spiegato l’amministratore delegato di Saipem, Umberto Vergine –. Il consiglio di amministrazione condivide questo approccio ed è convinto che le prospettive di Saipem per il 2013 siano accuratamente rappresentate. Nonostante il 2013 si avvii a essere un anno difficile, Saipem rimane una società solida con eccellenti prospettive. Prevediamo un significativo recupero della redditività nel 2014 e negli anni successivi».La bocciatura degli investitoriI report delle banche d’affari e degli investitori hanno spaventato gli operatori. Mediobanca già in uno studio dello scorso 15 gennaio evidenziava la situazione di «limbo» in cui si trovava il gruppo dopo l’avvio dell’indagine da parte della Procura di Milano, spiegando che, «oltre al trend shock, sulla redditività vediamo rischi sulla reputazione e per gli investitori». Ancor più catastrofico il bilancio di Banca Akros, in un report dal titolo «Profit warning, vi ricordate di Pearl Harbor?». Secondo l’istituto «si tratta di una revisione imponente delle nostre stime e del consensus, inattesa e non prevedibile di questa grandezza». Diversi i declassamenti operati sul valore del titolo, in una giornata nera per Piazza Affari che ha chiuso a -3,36%. Gli accertamenti della Consob, a quanto è trapelato, riguarderebbero il reato di insider trading.
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