martedì 5 giugno 2018
Il presidente: non proseguirò con un secondo mandato. Nel contratto tra Lega e Cinque Stelle per la Cassa pubblica si prospetta un futuro da banca per lo sviluppo delle imprese
Claudio Costamagna, presidente uscente di Cassa depositi e prestiti

Claudio Costamagna, presidente uscente di Cassa depositi e prestiti

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Quella del presidente della Cassa depositi e prestiti è la prima poltrona di vertice di una partecipata dello Stato che si libera per essere occupata da qualcuno scelto dal nuovo governo. Claudio Costamagna, banchiere che si è formato in Goldman Sachs ed è stato scelto nel 2015 da Matteo Renzi per guidare una Cdp più attiva nelle partite industriali italiane (cosa che si è realizzata con l'intervento in diverse imprese, dall’Ilva all’Alitalia fino a Tim), con una nota ha fatto sapere che lascerà il suo posto.

«Questa mattina ho condiviso con il Presidente di Acri e Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, che ringrazio per la fiducia accordatami, la decisione di non proseguire con un secondo mandato alla presidenza di Cassa depositi e prestiti» ha spiegato Costamagna, aggiungendo una considerazione personale: «Proveniendo da una carriera trentennale nel mondo privato, ho vissuto questo prestigioso incarico come una missione a tempo determinato».

La Cdp, che ha in gestione 340,5 miliardi di euro di risparmio postale, è controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha l’82,77% delle azioni, e da un gruppo di fondazioni bancarie, che hanno il 15,93% (per questo Costamagna ha discusso il suo futuro con Guzzetti, presidente dell’Associazione delle casse di risparmio, che a sua volta lo ha ringraziato per avere svolto «un ottimo lavoro»). Una piccola quota del capitale, l’1,3%, è controllato dalla stessa Cdp.

L’assemblea del prossimo 20 giugno sarà chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione. «Costamagna ha poche chance di essere riconfermato» ha scritto proprio oggi il Sole 24 Ore. Anche per l'amministratore delegato, Fabio Gallia, è probabile una sostituzione. Nel contratto di governo di Lega e Cinque Stelle si parla di «una “Banca” per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane» da costruire «utilizzando le strutture e le risorse già esistenti». Un progetto che avrebbe al centro un ridisegno della Cdp.



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