giovedì 31 maggio 2018
Gli Stati Uniti hanno deciso di non prorogare l'esenzione temporanea concessa all'Unione Europea e di applicare imposte del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio
Scattano i dazi di Trump, colpita pure l'Italia. Ecco le cose da sapere
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I dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio da Ue, Canada e Messico entreranno in vigore dalla mezzanotte di Washington. Lo ha annunciato il segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross. Gli Stati Uniti hanno quindi deciso di non prorogare l'esenzione temporanea concessa all'Unione Europea fino a mezzanotte di giovedì e di applicare imposte del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio.

«Questo è protezionismo puro e semplice», quindi «gli Usa non ci lasciano nessun'altra scelta che l'imposizione» di contromisure. «Difenderemo gli interessi dell'Unione, nel pieno rispetto del diritto commerciale internazionale». Così il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker.

Cosa sono i dazi?

Il dazio è un’imposta indiretta che si applica alla dogana ai prodotti che vengono venduti e acquistati da uno Stato all’altro. Di solito viene calcolato in percentuale sul valore del prodotto.

A cosa servono?

Il loro effetto principale è quello di far salire il prezzo del prodotto venduto all’estero, proteggendo quindi dalla concorrenza i beni e servizi prodotti nello Stato d’importazione.

Tutti i Paesi applicano dazi?

Ci sono testimonianze dell’applicazione dei dazi in documenti molto antichi, di oltre duemila anni fa. Tuttavia da molto tempo gli Stati cercano di evitarne l’applicazione, per evitare ritorsioni sui propri prodotti, e ci sono anche molti accordi commerciali, che li eliminano. Nell’Unione Europea per esempio vige la libera circolazione delle merci, che comporta l’abolizione di qualunque dazio tra gli Stati membri.

Quali sono gli altri principali accordi di libero scambio?

Dal 1947 opera il Gatt, General Agreement on Tariffs and Trade, un accordo internazionale, sottoscritto da 23 Paesi (che negli anni sono diventati oltre 120), per stabilire le basi per un sistema multilaterale di relazioni commerciali con lo scopo di favorire la liberalizzazione del commercio mondiale. Nel 1995 al Gatt è subentrato il Wto, Organizzazione Mondiale del Commercio, che si pone come obiettivo principale proprio quello dell’abolizione o della riduzione dei dazi doganali. Ci sono poi molti trattati bilaterali: l’ultimo firmato dall’Unione Europea è il Ceta, con il Canada.

Perché Donald Trump ha imposto nuovi dazi?

Secondo quanto ha dichiarato, “per proteggere i lavoratori e le aziende Usa”, rendendo meno convenienti le importazioni di acciaio e alluminio rispetto alla produzione nazionale.

Cosa accadrà adesso?

Molti Paesi stanno pensando di fare delle ritorsioni nei confronti dei principali prodotti Usa esportati.

Ci sono precedenti analoghi all’attuale “guerra dei dazi”?

Nel 2002 l’allora presidente George W. Bush avviò una guerra dei dazi per difendere ancora una volta l’acciaio di produzione americana, ma l’Unione Europea rispose con una rete articolata di contromisure e Bush dovette fare marcia indietro. La più celebre guerra dei dazi scatenata dagli Stati Uniti risale però al 1930: a farla esplodere lo Smoot Hawley Tariff Act, che fece salire i dazi dei principali prodotti importati negli Stati Uniti al 40% e oltre. Le conseguenze furono catastrofiche.

Quali sono i Paesi europei più colpiti? (Italia al quinto posto)

La volontà del presidente Usa, Donald Trump, di imporre un dazio del 25% sulle importazioni di acciaio colpirebbe quasi 5 milioni di tonnellate di prodotti europei, di cui 3,4 milioni rappresentati da prodotti finiti e 1,5 milioni di prodotti semi-finiti e altri prodotti, come cavi e tubi. A tanto infatti è ammontato, secondo i dati raccolti da Bloomberg, l'export dei Paesi dell'Unione Europa verso gli Usa nel 2017.
I Paesi più colpiti saranno la Germania e l'Olanda che con 951mila e 632mila tonnellate di prodotti finiti esportati sono in testa all'interscambio commerciale con gli Usa. Un prezzo salato lo pagherà anche l'Italia, quinto esportatore verso gli Usa, con 212mila tonnellate di prodotti finiti lo scorso anno.

Di seguito la classifica dei primi dieci Paesi della Ue per tonnellate di prodotti finiti di acciaio esportati negli Usa nel 2017: 1) Germania (951.125); 2) Olanda (632.607); 3) Francia (237.345); 4) Svezia (216.041); 5) Italia (212.103); 6) Lussemburgo (206.957); 7) Spagna (193.199); 8) Gran Bretagna (172.977); 9) Portogallo (169.082); 10) Belgio (153.590).

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