martedì 17 gennaio 2017
La storia dell'imprenditrice nigeriana Folorunsho Alakija, che con i suoi 2,1 miliardi di dollari è la seconda donna più ricca d'Africa
Folorunsho Alakija

Folorunsho Alakija

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La stampa locale l’ha spesso soprannominata la Oprah Winfrey della Nigeria. Non tanto per il tipo di business che ha deciso di intraprendere, ma per la sua tenacia, lo spirito caritatevole e la ricchezza accumulata in oltre 35 anni di carriera. Folorunsho Alakija è nota per essere una donna inarrestabile. «Mai accettare un "no" come risposta, essere determinati nel perseguire le proprie mete, e ricordarsi che qualsiasi cosa vale la pena di fare, vale la pena di farla bene». Queste sono solo alcune delle pillole di saggezza espresse nel suo discorso davanti agli studenti dell’Università statale di Osun.

Era marzo 2016 quando l’ateneo nigeriano ha nominato Alakija rettore, la prima donna nella storia del Paese ad assumere tale carica in un’università governativa. Moda, pubblicazioni, tipografia e, ovviamente, petrolio. Sono questi i settori in cui la donna d’affari nigeriana ha deciso di investire con convinzione. Con i suoi attuali 2,1 miliardi di dollari, l’imprenditrice residente nella capitale commerciale di Lagos è la seconda donna più ricca dell’Africa dopo l’angolana Isabel dos Santos. La rivista Forbes l’ha inoltre riconosciuta nel 2015 come la seconda personalità femminile più potente del Paese, dopo l’ex ministro nigeriano delle finanze, Ngozi Okonjo-Iweala, e la 87esima più influente nel mondo.

«C’era una volta una bambina di sette anni che è stata costretta a lasciare la sua amata terra, i fratelli, i propri cari e il sole caldo dell’Africa per andare a scuola in un paese freddo e innevato...». È così che Alakija, 66 anni, inizia spesso a parlare della sua vita. Dopo essere nata a Ikorodu, una località dello stato di Lagos, dovette infatti trasferirsi a fare i suoi primi studi in Gran Bretagna. Una volta tornata in Nigeria, frequentò il liceo musulmano di Sagamu, nello Stato di Ogun, per poi ripartire all’estero dove fece alcuni corsi da amministratore e stilista di moda a Londra. «Non è necessaria un’istruzione universitaria per riuscirci nella vita», aveva detto agli studenti dell’università di Lagos durante un altro discorso. «Il lavoro duro e la tenacia sono le qualità migliori per avere successo. Quindi - continuava Alakija - siate orgogliosi di ricevere questa educazione che rappresenterà comunque un’importante piuma sul vostro cappello».

Nel 1974 iniziò a lavorare con la Sijuade Enterprises in qualità di segretario esecutivo e poi nell’allora First national bank of Chicago. Dopo qualche anno lanciò la Supreme Stiches, la sua prima società che si occupava di confezionare abiti. In poco tempo acquisì una certa fama e diede vita alla Rose of Sharon house of fashion, diventando anche presidente nazionale della Fashion designers association of Nigeria (Fadan) con l’obiettivo di «promuovere la cultura nigeriana attraverso la moda e lo stile».

Nel maggio del 1993 decise quindi di provare la via dell’oro nero: «Alakija conquistò con la sua compagnia, Famfa Ltd, una licenza per l’esplorazione di greggio in un blocco di 617mila acri nelle acque del Niger delta - spiegano gli esperti -. Nel 1996 formò invece una joint venture con Star deep water petroleum Ltd., sussidiaria della Texaco». Grazie ai profitti petroliferi, cominciò a finanziare borse di studio per i più poveri in Nigeria e progetti a sostegno dell’istruzione legata soprattutto a salute, ingegneria, e la promozione delle arti. «Voi giovani non avete scuse – ammoniva nel 2014 a gruppi di alunni delle scuole di Lagos –, ho 63 anni e non ho ancora finito di migliorare».

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