lunedì 14 giugno 2021
Il presidente Savona vede rischi paragonabili a quelli dell'esplosione dei derivati che ha portato alla crisi del 2008: "Il Genio è uscito dalla lampada"
Paolo Savona, presidente Consob presenta la relazione annuale 2020

Paolo Savona, presidente Consob presenta la relazione annuale 2020 - Ansa

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È bastata una

risposta

via Twitter di Elon Musk a risollevare le quotazioni dei bitcoin, che dopo la corsa di aprile nell’ultimo mese erano precipitate del 40%, scendendo da 50mila a poco più di 30mila dollari. Rispondendo a un articolo critico del giornale di settore Cointelegraph, il fondatore di Tesla ha chiarito di essere aperto ad accettare di nuovo i bitcoin in cambio delle sue automobili elettriche: «Quando ci sarà la conferma di un ragionevole (circa il 50%) uso di energia pulita da parte dei

miners

con tendenze positive verso il futuro, Tesla ripristinerà le transazioni in bitcoin». L’intervento di Musk, che si conferma il leader degli

influencer

nel campo delle criptovalute, ha fatto fare un balzo di quasi il 10% al bitcoin, che è tornato verso i 40mila dollari.

Le banche centrali e le autorità che regolano i mercati finanziari continuano a guardare con diffidenza l’espansione degli investimenti in criptovalute. Paolo Savona, presidente della Consob, ha messo i bitcoin tra i protagonisti del suo discorso per il tradizionale incontro annuale con il mercato finanziario. Non è la prima volta: questo è il terzo incontro annuale di Savona da presidente della Consob, e ogni volta l’economista sardo, oggi 85enne, ha dedicato alle criptovalute una parte del suo intervento. Quest’anno Savona ha paragonato le criptovalute al Genio di Aladino, che ora le autorità non riescono più a ricacciare nella lampada.

La situazione è delicata. Prima di tutto perché sulle piattaforme di trading sempre più spesso convivono criptovalute senza regole e titoli severamente regolamentati, e così «non è più possibile distinguere, con certezza tecnica e giuridica, in che cosa oggi consistano legalmente la moneta e i prodotti finanziari». Poi perché le criptovalute non hanno un debitore “primario” come le valute tradizionali e quindi «l'attuale sistema degli strumenti criptati si regge sulla convinzione e convenzione dominanti tra privati, che ignorano il ruolo centrale che svolge nel buon funzionamento del mercato la natura legale della moneta come unico mezzo di scambio e di liberazione dei debiti». Savona arriva a paragonare l’esplosione degli scambi di criptovalute con l’espansione dei contratti derivati che portò alla crisi del 2008.

Esaurita la possibilità di fermare la crescita di bitcoin e simili con avvertimenti, le autorità di regolazione finanziaria devono «trovare una forma di convivenza controllabile» come ha scritto lo stesso Savona in un libretto sulle criptomonete stampato con

Milano Finanza.

È ancora presto per stabilire come debbano essere formulate queste regole

.

Qualche idea però Savona ce l’ha: «Le autorità possono intervenire divenendo parti attive nell’infosfera, ossia utilizzando anch’esse i vantaggi delle tecniche digitalizzate; la loro azione risulterà più efficace se cooperano tra loro ma, per raggiungere lo scopo, devono comprendere innanzitutto i limiti e le possibilità nell’uso delle nuove tecnologie che la Scienza dei dati e quella delle reti va sviluppando a ritmi incalzanti».



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