sabato 11 agosto 2018
Prima sentenza di condanna per la multinazionale comprata dalla Bayer il cui erbicida, secondo l'Oms, è "probabilmente cancerogeno". L'uomo si è ammalato di linfoma non-Hodgkin
Un uomo sparge del glifosato nei campi (Wikimedia Commons, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:For_weeding_choose_Glyphosate.jpg)

Un uomo sparge del glifosato nei campi (Wikimedia Commons, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:For_weeding_choose_Glyphosate.jpg)

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Una giuria di San Francisco ha condannato Monsanto a pagare 250 milioni di dollari di risarcimento più 39 milioni di danni e altre spese a Dewayne Jonhnson, giardiniere 46enne di una scula di Benicia, in California, che dal 2014 si è ammalato di un linfoma non-Hodgkin, un tumore del sistema linfatico.

Johnson per il suo lavoro di giardiniere usava RoundUp e Ranger Pro, due erbicidi di Monsanto a base di glifosato, sostanza da anni al centro di uno scontro globale tra ambientalisti e attivisti e la multinazionale americana. La decisione dei 12 giurati di San Francisco, che hanno votato all’unanimità, si base sul parere dell’Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, che dal 2015 ha classificato il glifosato come sostanza «probabilmente cancerogena». Le agenzie europee Efsa (che si occupa si sicurezza alimentare) ed Echa, che si occupa della chimica, non hanno invece riscontrato evidenze dalla natura cancerogena del glifosato.

Secondo la giuria, Monsanto ha nascosto «con malizia» gli effetti cancerogeni dei suoi prodotti, che hanno «sostanzialmente» contribuito alla malattia di Johnson. L’azienda americana, a giugno acquisita per 62 miliardi di dollari dalla tedesca Bayer, farà appello contro questa decisione, la prima di questo tipo in oltre 40 anni di storia di utilizzo del glifosato e potenzialmente foriera di altre centinaia di cause analoghe.

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