giovedì 6 luglio 2017
Cloetta cederà a Katjes le fabbriche e i marchi di Sperlari, Saila, Dietor, Galatine e Dietorelle. In quattro anni non sono riusciti a rilanciarle. In ballo 420 lavoratori.
Le Galatine, uno dei prodotti simbolo del gruppo Cloetta in Italia

Le Galatine, uno dei prodotti simbolo del gruppo Cloetta in Italia

COMMENTA E CONDIVIDI

Le caramelle italiane cambiano padrone ancora una volta. Il gruppo svedese Cloetta ha annunciato di avere firmato un accordo con i tedeschi di Katjes International per cedergli le attività italiane: i marchi Sperlari, Saila, Dietor, Galatine e Dietorelle, la divisione commerciale e i quattro stabilimenti produttivi di Cremona, Gordona (Sondrio), San Pietro in Casale (Bologna) e Silvi Marina (Teramo), dove lavorano complessivamente circa 420 persone.

Tra i sindacati, almeno in quelli cremonesi, dove si trova lo stabilimento più grande, c’è cauto ottimismo. «Per quel che sappiamo al momento — spiega Domenico Dolci, della Camera del lavoro di Cremona — il piano industriale presentato garantirebbe produzione e salvaguardia dell’occupazione dello stabilimento cremonese».

È una cessione che assomiglia a una resa, perché gli svedesi che hanno inglobato questi marchi storici nel 2013 nell’ambito della fusione con il gruppo californiano Leaf non sono mai riusciti a rendere redditizia l’attività italiana. Katjes pagherà circa 450 milioni di corone svedesi (poco più di 46 milioni di euro), con una svalutazione di 356 milioni di corone nei conti di Cloetta. «La svalutazione di Cloetta Italy riflette una performance complicata dell’attività, che nel tempo ha portato a questa decisione» ha ammesso il Ceo internazionale del gruppo, Henri de Sauvage-Nolting, aggiungendo poi che liberata dai problemi dell’attività italiana l’azienda sartà in grado di concentrarsi sull’obiettivo di un margine operativo del 14%.


Katjes con Sperlari, Saila, Dietor, Galatine e Dietorelle compra un’attività da oltre 70 milioni di euro di ricavi all’anno, nonché il secondo protagonista del mercato italiano dei dolciumi e delle caramelle: Cloetta Italy aveva infatti una quota dell’11%, che la mette dietro a Perfetti (leader del mercato con il 24% e davanti a Ferrero).

Se le vendite sono calate progressivamente nei quattro anni e mezzo di gestione Cloetta è per una stagnazione generale del mercato delle caramelle italiano (che ha dietro anche ragioni salutistiche) e per i problemi che il gruppo ha incontrato sui canali della distribuzione. In Italia «a fianco dei moderni supermercati — constatava l’azienda nel bilancio 2016 — molte vendite passano da un grande numero di piccoli negozi e sono gestiti assieme ad altri prodotti da venditori che agiscono come unità di distribuzione e lavorano per fornitori diversi». Un contesto troppo “atipico” per i manager scandinavi. Tra l’altro il consumo di caramelle degli italiani con 5 chili a testa all’anno è particolarmente basso: nei paesi scandinavi la media è sui 15 chili e anche in Olanda, Germania e Regno Unito si sta sopra i 10.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI