martedì 12 dicembre 2017
Oggi il summit "One Planet" per coinvolgere la società civile. Servono 90mila miliardi. L'appello del Papa: fate presto
Clima, Parigi rilancia gli obiettivi della Cop 21
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Esattamente due anni dopo lo storico Accordo di Parigi (Cop 21) contro il surriscaldamento terrestre, la carovana della diplomazia climatica torna in questi giorni nella capitale francese per il One Planet summit, il primo appuntamento di portata globale dedicato specificamente al finanziamento delle promesse sul duplice fronte dell’attenuazione e dell’adattamento climatici. Organizzato dall’Onu e dalla Banca mondiale su iniziativa del governo francese, il vertice non riguarda la dimensione giuridica e regolamentare multilaterale degli accordi, che è materia delle Cop annuali a cura della Convenzione quadro Onu sul cambiamento climatico (Unfcc), come la Cop 23 del mese scorso a Bonn. Accanto alle delegazioni degli Stati, il governo francese ha voluto riunire degli attori di natura e livelli diversi, come le piattaforme cooperative internazionali di metropoli e regioni, le multinazionali, le ong e dei testimonial 'morali' di alto profilo (soprattutto dei premi Nobel) per «accelerare nella costituzione di nuove coalizioni di attori», come hanno spiegato fonti dell’Eliseo alla vigilia, riecheggiando il tema delle 'cordate' caro al presidente Emmanuel Macron.

Durante il vertice di oggi, ma anche nel quadro di un fitto grappolo di riunioni collaterali cominciate domenica per concludersi domani, dovranno essere definiti e sottolineati i «modelli virtuosi d’azione» nei principali settori economici responsabili delle emissioni di gas a effetto serra: fonti energetiche, trasporti, industria, edilizia urbana, agricoltura e gestione forestale. «Nel volgere di 15 anni, i bisogni finanziari legati all’Accordo di Parigi sono dell’ordine di 90mila miliardi di dollari», ha sostenuto ieri Jean-François Habeau, direttore esecutivo del Fondo mondiale delle città, che partecipa all’iniziativa internazionale trasversale Climate chance. Ma i fondi già disponibili, dell’ordine di 400 miliardi di dollari, sono già caratterizzati da enormi squilibri. Si prevede che solo il 20% degli investimenti nella lotta contro il cambiamento climatico proverrà da finanziamenti pubblici. Il restante 80% giungerà soprattutto da grandi gruppi privati, come quelli riuniti ieri mattina a Parigi, a cui si è rivolto il ministro francese della Transizione ecologica, Nicolas Hulot, sostenendo che per tutte le grandi imprese lungimiranti «il nuovo orizzonte dev’essere quello dell’uscita dalle energie fossili», nel quadro di «un Green new deal» internazionale degli imprenditori. Un «auspicio» perchè gli Stati giungano a «una chiara presa di coscienza sulla necessità di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare i cambiamenti climatici» e, nello stesso tempo, combattere «la povertà e promuovere lo sviluppo umano integrale» è arrivato domenica pubblicamente da papa Francesco al termine dell’Angelus.

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