venerdì 29 marzo 2019
Il Ben-Vivere dei territori. Dal volontariato alla cooperazione, dalla natalità all'ambiente, dove si supera il modello materialistico del benessere. In testa Bolzano, Trento e Mantova
Un flash mob al Festival del volontariato di Lucca (archivio)

Un flash mob al Festival del volontariato di Lucca (archivio)

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La generatività, per lo psicologo dello sviluppo Erik Erikson (1902-1994), è uno dei due poli verso cui si può orientare a livello individuale e sociale una persona adulta. Se non si rassegna a semplicemente sopravvivere e sceglie quindi la "stagnazione", l’individuo assumerà un atteggiamento generativo, che significa dare vita a qualcosa che va oltre il presente, che serve ad altri e alla società, perché interessa le generazioni future. In sintesi, come si dice nelle linee guide della ricerca di "Avvenire", si tratta della «capacità di incidere positivamente nella vita di altri esseri umani». Secondo i seguaci di Erikson, in altre parole ancora, è «la trasmissione generazionale di ciò che ha valore». E, di conseguenza, la generatività costituisce probabilmente la componente principale della ricchezza di senso e di soddisfazione di vita.

Avere consapevolezza della sua importanza rispetto ad altri aspetti, soprattutto economici, non è ancora una conquista diffusa. Basti pensare che questa "rivoluzione di approccio" ha potuto pienamente svilupparsi dopo la caduta delle visioni "materialistiche" tipiche di molte impostazioni novecentesche. Scriveva infatti, poco più di 20 anni fa, il noto politologo Francis Fukuyama: «Dopo avere abbandonato le promesse dell’ingegneria sociale, di fatto tutti gli osservatori attenti hanno compreso che la vitalità delle istituzioni politiche ed economiche dipende da una sana e dinamica società civile. La "società civile – un complesso aggregato di istituzioni intermedie che comprendono imprese, associazioni, scuole, club, sindacati, mezzi di informazione, enti assistenziali e chiese – si fonda a sua volta sulla famiglia, lo strumento primario con cui le persone vengono inserite nella loro cultura e da cui ricevono le capacità che permettono loro di vivere in una società più ampia, lo strumento, inoltre, attraverso cui i valori e le conoscenze di quella società sono trasmesse da una generazione all’altra».

La citazione è tratta dal libro Fiducia, ovvero una delle componenti chiave della generatività. Per misurarla, la classifica di "Avvenire" è partita dal fatto che la generatività ha bisogno di (1) condizioni potenziali personali (reddito, salute, istruzione); (2) condizioni potenziali di territorio (assenza di corruzione, libertà d’iniziativa) e (3) attivazione individuale-generatività in atto (comportamenti generativi dei singoli; l’elemento più importante). I dati quantitativi considerati sono molteplici ma sempre legati alla prospettiva di impegno "generativo". Si va dalla raccolta differenziata alle imprese certificate come "ecologiche"; dal tasso di matrimoni al numero medio di figli per donna; dalla percentuale di imprese di stranieri ai volontari nelle istituzioni non profit; dalla partecipazione al voto al numero di cashmob e/o slotmob.

Ne è risultata una classifica che vede ai primi posti le due province del Trentino Alto Adige seguite da altre città medio piccole di antica tradizione civica, come Mantova, Pordenone, Ravenna, Macerata, Pisa e Siena (si veda il classico studio di R. Putnam sulla "Tradizione civica nelle regioni italiane"), con l’unica eccezione di Milano, metropoli dove la prossimità è minore, ma la modernità intercetta alcuni nuovi valori "espressivi", come la sensibilità ambientale. In coda, con la presenza da indagare di Massa-Carrara, si collocano tutte le province del Mezzogiorno, nelle quali storicamente è prevalso un individualismo che non è meno generativo, tuttavia spesso non si declina nei termini dell’associazionismo e della fiducia estesa al di là dell’ambito familiare.

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