domenica 26 febbraio 2017
«Siamo diventati un vero marketplace per i consumatori. Da ristorazione e cura del corpo, ci siamo allargati in ambiti inaspettati, tipo analisi cliniche e servizi per la casa»
Nicola Cattarossi

Nicola Cattarossi

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È stato uno dei maggiori fenomeni nell’e-commerce, poi ha vissuto un momento di crisi come tanti, ora conosce una nuova vita. È la storia di Groupon, società fondata da Eric Lefkofsky nel 2008 a Chicago. Ne parliamo con Nicola Cattarossi, managing director per Italia, Spagna e Polonia, in una tappa a Roma (dove si sta potenziando la sede a Cinecittà).

State ridefinendo il vostro business?

Nel 2011 in Italia abbiamo avuto un inizio impetuoso. Con una crescita rapidissima, quasi difficile da governare. Ora stiamo gestendo il passaggio da Internet company a ' mobile company'. La nostra app è stata scaricata da 10 milioni d’italiani, sul sito abbiamo quattro milioni di contatti a settimana.

E questo cosa comporta?

Il bello del digitale è la velocità con cui cambia e, quindi, l’esigenza di adeguarsi con pari rapidità. Se prima i coupon viaggiavano soprattutto per mail, ora oltre il 60% delle transazioni avviene sul telefonino. Non facciamo più il lavoro di 6 anni fa, siamo diventati un vero marketplace per i consumatori.

E come si sviluppa il legame con le aziende che tramite voi vendono prodotti e servizi?

In sette anni abbiamo avuto 45mila aziende-clienti. La gran parte sono piccole, fino a 5-10 addetti. Ritengo che abbiamo aiutato queste Pmi a innovare, a stare al passo con i consumatori il cui mondo si stava muovendo più velocemente. Non solo le abbiamo portate on-line, ma con la app le stiamo facendo entrare direttamente nelle tasche dei clienti.

È un problema anche culturale?

In buona parte. In Germania e Gran Bretagna c’è più cultura di Internet. Una ricerca da noi commissionata a Doxa conferma il gap da colmare: in 4 anni è salita del 30% la consapevolezza dell’importanza del web marketing, ma il suo ruolo negli acquisti non è pienamente compreso. In Italia molte aziende non sono capaci di fare da sole questi passaggi.

Cosa fate per queste aziende?

Curiamo per loro tutto il lato tecnologico. Gestiamo gli incassi, anche le prenotazioni in alcuni casi. Abbiamo sviluppato poi degli algoritmi che individuano i gusti dei nostri clienti secondo lo storico dei loro acquisti e questo può generare nuovi rapporti commerciali. La nostra percentuale? In media il 40%, ma se l’offerta va a coprire un 'vuoto' è comunque un affare.

C’è un’azienda cui si è legato di più?

Le cito le Terme di Sirmione, struttura molto nota a livello locale: con noi sono arrivate a vendere 100mila coupon. E con chi le guida si è instaurato un bel rapporto anche umano.

I gusti degli italiani come stanno mutando?

Noi cogliamo alcune tendenze. Siamo partiti da due settori-chiave: ristorazione e cura del corpo. Oggi ci siamo allargati in ambiti inaspettati, tipo analisi cliniche e servizi per la casa. E ci stiamo provando con eventi sportivi ed esperienze a 360 gradi, tipo visite a castelli e giochi di ruolo.

Consiglierebbe a un giovane di lavorare in un’impresa tech come Groupon?

Abbiamo 280 addetti, molti giovani e a tempo indeterminato. E quasi ogni mese assumiamo qualcuno nei ruoli commerciali. Certo l’Italia non è ancora Londra o Berlino, ma c’è un nuovo interesse.

E lei come manager si sente soddisfatto?

Sono arrivato nel 2013 da un altro ambiente. Pensai che era folle rimanere fuori da questo mondo. Ed era strategico capirlo da dentro.

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