venerdì 30 marzo 2018
I Btp comprati dalla banca centrale hanno pagato 2,8 miliardi di interessi nel 2017. Di questi, circa 2 miliardi sono direttamente rientrati nelle casse pubbliche tra tasse e dividendi
Il grattacielo di Francoforte che ospita la Bce (Ansa)

Il grattacielo di Francoforte che ospita la Bce (Ansa)

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Il Bilancio 2017 della Banca d’Italia conferma un dato: gli acquisti del Quantitative easing della Banca centrale europea sono un ottimo affare per le casse pubbliche. Non solo perché lo shopping di Btp avviato nel marzo del 2015 ha contribuito ad affossare gli interessi dei titoli di Stato italiani. Ma anche perché alla fine dei conti gli interessi pagati dal ministero dell’Economia alla Bce ritornano nelle casse del Tesoro, sotto forma di tasse e dividendi della Banca d’Italia. E sono molti soldi.

Gli interessi degli acquisti del Quantitative easing

Per capire questa dinamica occorre ricordare come funziona il QE, il piano con cui la Bce dal marzo del 2015 emette moneta per comprare titoli pubblici e privati della zona euro. Gli acquisti sono operati, per conto della Bce, dalle banche centrali nazionali. A fine febbraio nel bilancio della Banca d’Italia c’erano 333,8 miliardi di titoli di Stato nell’ambito del QE, con una scadenza media di poco superiore agli 8 anni. Sono titoli che pagano rendimenti non trascurabili. Nel 2017, spiega Banca d’Italia nel suo bilancio, gli interessi sui titoli di Stato comprati per il QE sono ammontati a 2,8 miliardi di euro, un incasso doppio rispetto al 2016.

Si può attribuire quasi esclusivamente a questo guadagno il miglioramento del risultato lordo del bilancio della banca centrale, che lo scorso anno si è portato a 8,4 miliardi di euro dai 6,9 del 2016. Tolti 2 miliardi di euro di spese operative (compresi i 450mila euro di stipendio del governatore Ignazio Visco) e un miliardo di interessi passivi, Banca d’Italia ha chiuso l’anno con un attivo di 5,4 miliardi. Su questi ha però dovuto pagare 1,5 miliardi di tasse allo Stato. Il bilancio si chiude quindi con un utile netto di 3,9 miliardi.

I due miliardi che rientrano al Tesoro

«È il risultato più elevato mai raggiunto dall’istituto» ha spiegato soddisfatto Visco davanti all’assemblea dei partecipanti alla Banca d’Italia. Un’ottima notizia per il Tesoro. Versati 218 milioni di euro ai suoi 124 "partecipanti" (banche, fondi istituzionali, fondi pensione), Banca d’Italia ha trasferito 3,4 miliardi al ministero dell’Economia. Una cifra che, sommata alle tasse, porta l’incasso complessivo del Tesoro a 4,9 miliardi di euro. Considerato che circa la metà dei profitti di Banca d’Italia sono arrivati dai titoli di Stato italiani nel suo portafoglio (2,8 miliardi per il QE e 700 milioni per gli altri), si può dire, senza troppa approssimazione, che il Tesoro alla fine si è ripreso tra tasse e dividendi circa 2 miliardi di euro degli interessi versati alla banca centrale.

Entrate che faranno sentire la loro mancanza quando il programma di acquisti della Bce si chiuderà (probabilmente verso la fine di quest’anno) e le banche centrali saranno chiamate a ridurre la loro esposizione sui titoli di Stato, iniziando a lasciare andare in scadenza quelli comprati dal 2015 in poi e mantenendo in portafoglio solo solo quelli detenuti nell’ambito delle precedenti regole europee (titoli che comunque hanno garantito alla nostra Banca centrale 710 milioni di euro interessi l’anno passato).

La Commissione europea vuole i soldi del signoraggio

In futuro la Banca d’Italia sarà costretta ad essere un po’ meno redditizia per le casse pubbliche. Il suo assegno annuale per il ministero dell’Economia rischia di ridursi anche perché su quei soldi ha messo gli occhi la Commissione europea. Mercoledì i commissari si sono riuniti per discutere di come colmare il buco nel bilancio europeo provocato dall’uscita del Regno Unito. La Brexit costerà circa 10 miliardi l’anno.

Tra le idee al vaglio della Commissione c’è anche quella di chiedere agli Stati della zona euro di versarle una parte degli utili da "reddito monetario" che la Bce distribuisce tra le varie banche centrali in base alle loro quote. Non parliamo di spiccioli: sarebbero 56 miliardi in 7 anni. Per la Banca d’Italia nel 2017 il reddito monetario (compreso il "signoraggio" per le banconote emesse) è ammontato a 1,9 miliardi di euro complessivi, di cui 1,2 miliardi sono arrivati dalla redistribuzione effettuata dalla Bce. Per la Commissione non sarà facile arrivare a quei soldi. Alle ipotesi lasciate circolare da Bruxelles, la Bce ha risposto ricordando che spetta agli Stati decidere cosa fare di quel denaro.

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