mercoledì 26 settembre 2018
Luigi Belluti, presidente di Assiom Forex, fa capire che siamo davanti a un bivio: tutto ok con un passivo all'1,9%, se invece si esagera rischiamo di finire in recessione
L'intervento di Luigi Belluti al 24° Congresso Assiom Forex lo scorso febbraio a Verona

L'intervento di Luigi Belluti al 24° Congresso Assiom Forex lo scorso febbraio a Verona

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Per il governo gli “zero virgola” del deficit possono non essere importanti. «Sarà una manovra seria, non impicchiamoci ai decimali», ha detto una settimana fa Giuseppe Conte. Per le banche e gli altri grandi investitori che comprano debito pubblico italiano quei decimi di punto sono invece determinanti. Luigi Belluti, presidente dell’associazione degli operatori finanziari Assiom Forex, ieri incontrando i giornalisti per presentare il congresso del 2019 – l’1 e 2 febbraio a Roma, con l’intervento del governatore Ignazio Visco – ha fatto capire che con la presentazione, domani, della nota di aggiornamento del Def i conti pubblici italiani sono davanti a un bivio: lo scenario “relativamente tranquillo” e quello “drammatico” sono divisi proprio da un paio di punti decimali di deficit.

Lo scenario relativamente tranquillo è quello di un governo che prospetta un deficit dell’1,9% del Pil, un po’ sopra l’1,6% richiesto dall’Europa ma comunque in linea con le attese degli investitori. In questo caso, spiega Belluti, lo spread che oggi è a 227 punti potrebbe scendere rapidamente verso quota 160-180. Se invece le pressioni dei partiti di maggioranza costringeranno il ministro Giovanni Tria a presentare un passivo di bilancio del 2 o 2,1% arriverebbe sicuramente il declassamento delle agenzie di rating, lo spread non scenderebbe e sui mercati continueremmo a vivere l’attuale situazione di tensione. Andare oltre il 2,1-2,2% sarebbe invece molto pericoloso. «Significherebbe che l’Italia non ha intenzione di andare avanti lungo il percorso della riduzione del debito. Lo spread andrebbe direttamente a 300 e poi scivolerebbe fino ai 400 punti. Lì sarebbe l’inizio della fine» avverte il presidente di Assiom Forex.

Sarebbe l’inizio della fine perché la pesante svalutazione dei titoli di Stato andrebbe a colpire direttamente i patrimoni delle banche, obbligandole a nuovi e complicatissimi aumenti di capitale. E sempre le banche si troverebbero a dover scaricare sui clienti i costi dello spread: da quando il governo ha spaventato gli investitori con la sua bozza di contratto in cui si parlava di cancellare 250 miliardi di Btp comprati dalla Bce lo spread è salito di 100-120 punti base, ma le banche hanno aumentato i tassi dei prestiti alle imprese in media di soli 20 punti base, cioè uno 0,2%. Si può fare, per qualche mese, ma a un certo punto anche il costo dei prestiti si adeguerà. Se lo spread andrà fuori controllo l’adeguamento avverrà subito e quello, secondo il presidente di Assiom Forex, significherà congelamento dei prestiti alle imprese e quindi una nuova recessione.

Questo, per fortuna, non è lo scenario più atteso. «Penso che alla fine questo governo sarà costruttivo e fisserà il deficit/pil all'1,8/1,9%, destinando importi limitati alle tre principali promesse elettorali» ha concluso Belluti. Già stasera si capirà se ha ragione.



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