venerdì 17 marzo 2017
Inventata da Emanuele De Donno l'applicazione non profit mette in contatto chi ha necessità specifiche con i potenziali donatori. Una sorta di sharing "charity"
L'interfaccia dell'app Gootta

L'interfaccia dell'app Gootta

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Donare e ricevere tramite smartphone, in modo veloce e anonimo: è ora possibile grazie a un’app che si chiama Gootta, nata dall’intuizione di un giovane imprenditore di Cursi, in provincia di Lecce, che ha cercato un modo concreto per mettere in contatto i potenziali donatori con chi ha una necessità particolare, di oggetti (generi alimentari, vestiario, articoli per bambini), o di servizi, come prestazioni professionali. Il tutto avviene via smartphone in modo anonimo, gratuito e certificato, e all’interno di un’area geografica circoscritta: il progetto ha lo scopo di ridurre le distanze tra chi vorrebbe donare e chi invece ha bisogno urgente di ricevere, collegandoli in una comunità virtuale, ma molto legata alla realtà locale.

«L’idea è rimasta nel cassetto fino alla scorsa estate, quando un evento tragico come il terremoto in centro Italia mi ha convinto che fosse necessario uno strumento che permettesse di chiedere determinati tipi e quantità di beni o servizi in un luogo preciso, per evitare sprechi e raggiungere in maniera più efficiente i bisogni. Per questo è nata Gootta, la goccia che idealmente si versa nel mare dei bisogni », spiega Emanuele De Donno, l’ideatore dell’app. Gli utenti possono accedere al servizio in totale anonimato, utilizzando un nickname, ma il sistema prevede una serie di verifiche – su dati come il numero telefonico, l’email, il documento di identità – per evitare eventuali abusi. L’app dispone di una chat integrata, attraverso cui gli utenti possono poi definire in privato i dettagli sulle modalità consegna dei beni. «Gootta sfrutta tecnologie molto avanzate, dagli strumenti di geolocalizzazione a quelli di chat integrata», spiega De Donno. «Per questo, teoricamente, l’applicazione non ha limiti di estensione geografica, eccetto per la lingua, la quale peraltro sarebbe agevolmente modificabile agendo sul dizionario interno».

Attualmente la maggior parte degli utenti è in Salento, ma ci sono utenti anche nel nord della Puglia, a Roma e persino in Russia. «Di recente un Comune del milanese ci ha contattato perché interessato all’utilizzo dell’app a scopi sociali». Le storie di chi la utilizza «restano ignote anche per noi, che conosciamo solo i casi che ci hanno riferito altri utenti», spiega l’ideatore. «Ad esempio, uno di loro ci ha raccontato di essersi fatto portavoce di una famiglia bisognosa. Ha richiesto sulla piattaforma del vestiario per una bimba appena nata ed è stato contattato tramite chat da un donatore. Le due parti poi si sono liberamente accordate sui tempi e luoghi di consegna».

Anche la Caritas locale ha iniziato a usare l’app. «Grazie a Gootta riescono infatti a comunicare a tutti gli utenti della comunità le loro richieste di aiuto, raggiungendo persone diverse dai loro contatti abituali». Gootta è completamente non profit. «Il progetto non ha scopo di lucro ed è finanziato da un istituto finanziario della provincia di Lecce, che ha deciso di celebrare in questo modo il 35esimo anniversario dalla fondazione ». Si tratta di fatto «di una piattaforma di "sharing charity", che ha una radice profondamente cristiana e parte dall’assunto 'Chiedi e ti sarà dato'. Il messaggio cristiano risiede nella carità, proiettata verso il prossimo, non nella beneficenza, del tutto autoreferenziale».

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