lunedì 17 settembre 2018
Di Maio: turni di riposo fatti con il buonsenso, non vogliamo chiudere tutto
Al via il dibattito in Commissione alla Camera
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Aperture domenicali, dopo dieci giorni di dibattiti e polemiche accese sulla proposta del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio di mettere un freno alla liberalizzazione totale del governo Monti, oggi il dibattito in commissione. Verranno prese in esame le cinque proposte di legge sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali. La commissione Attività produttive della Camera era stata convocata per giovedì scorso ma poi la seduta è saltata per consentire ai deputati di votare la fiducia al decreto Milleproroghe. Per Di Maio la proposta di limitare le aperture domenicali è frutto di precise richieste che arrivano dai commercianti, da Confcommercio e dai padri e dalle madri di chi lavora in un negozio. "Nessuno dice che nel weekend non si può andare a fare la spesa, inseriamo una turnazione. Resta aperto il 25% e l'altra parte chiude a turno" ha detto capo politico del M5S. E sul monito della grande distribuzione per i posti di lavoro a rischio, Di Maio controbatte parlando del "solito terrorismo, ogni volta che si vuole tutelare il lavoro, arriva la solita minaccia allo Stato: noi li licenziamo. Non ci sarà alcun ritorno negativo sui profitti".

Da Milano Di Maio chiarisce il suo pensiero: "Parlare di chiusure domenicali dei negozi nei centri commerciali non vuol dire "chiudere tutto" e che "nessuno deve trovare più un negozio aperto per comprare il pane o prendere un caffè". Non è questa l'intenzione del governo. "Noi vogliamo solo assicurare dei turni di riposo, sia per gli esercenti sia per dipendenti dei centri commerciali. E queste turnazioni saranno fatte con buon senso" dice. "Questo è un paese in cui si continua a dire che metterein competizione 24 ore su 24 esercenti contro esercenti serve afar crescere il Pil - aggiunge - e invece ci stiamo impoverendodal punto di vista delle relazioni e anche della tenuta dellefamiglie".

La Lega, però, tira il freno a mano e non ha sposato in pieno la battaglia dell'alleato. Il ministro delle Politiche agricole, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, suggerisce di evitare le domeniche come giorno di chiusura nelle città turistiche, ispirandosi a quanto succede già oggi con i musei italiani, che 'riposano' il lunedì. Ma niente polemiche: "Le proposte di legge presentate in commissione Attività produttive alla Camera da Lega e M5S prevedono già che dalle nuove norme vengano escluse le città d'arte e i centri turistici". Il vicepremier Matteo Salvini da parte sua non manifesta un sostegno pieno alla 'mozione Di Maio', limitandosi a dire di essere "d'accordo sul fatto che occorre andare avanti, però avendo a cuore il tempo delle mamme, dei papà e dei nonni". Perché "non si può morire sul luogo di lavoro sacrificando tutto al profitto" e proprio per "trovare l'equilibrio". Le proposte di cui si discuterà in commissione sono cinque.

La Lega propone di tenere i negozi chiusi la domenica e nei giorni festivi, ad eccezione di quelli delle località turistiche. Riportare alle Regioni la competenza in materia, riconoscendo loro la possibilità - d'intesa con gli enti locali - di adottare un piano con giorni e zone in cui gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura. Ad esempio, per le domeniche di dicembre e altre quattro domeniche o festività negli altri mesi dell'anno.

Il M5S chiede la piena liberalizzazione anche per l'e-commerce, l'abolizione delle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti, ripristino della situazione precedente e ritorno della competenza in materia a regioni ed enti locali. Questa la sintesi della proposta M5S che però estende le misure anche all'e-commerce. "Nei giorni festivi il consumatore potrà continuare a collegarsi ai siti di e-commerce, scegliere e completare l'ordine di un prodotto, ma dovrà essere chiaro che l'attività commerciale in questione, se si svolge in Italia, non sarà esercitata in alcune delle sue fasi", si legge nel testo.

Il Pd invece vuole mantenere la liberalizzazione ma individua una serie di eccezioni. Ad esempio, che per 12 giorni festivi l'anno i negozi debbano rispettare orari di apertura e chiusura domenicale e festiva (con una possibile deroga fino a un massimo di 6 giorni). Previsti accordi territoriali e incentivi, sotto forma di agevolazioni fiscali ai tributi di regioni e comuni, per favorirne l'adesione da parte di micro, piccole e medie imprese.

Obbligo della mezza giornata di chiusura infrasettimanale e facoltà diapertura domenicale e festiva per un massimo di 12 giorni l'anno. Questa la proposta del consiglio regionale delle Marche che comunque esclude aperture a: Capodanno, Epifania, Pasqua, Lunedì dell'Angelo, Anniversario della Liberazione, Festa del lavoro, Festa della Repubblica, Ferragosto, Tutti i Santi, Immacolata Concezione, Natale e Santo Stefano.

Infine un'iniziativa popolare chiede che la competenza torni alle Regioni con piena liberalizzazione degli orari.

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