mercoledì 2 giugno 2021
Le prospettive occupazionali dovrebbero passare dalle 16mila attuali fino a 66mila, soprattutto in aree del Paese notoriamente “depresse”
Più occupati con lo sviluppo dell'energia eolica

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Semplificare l’iter autorizzativo, rivedere le linee guida nazionali per gli impianti eolici, istituire una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio dei ministri, prevedere dei meccanismi di supporto e di sostegno al comparto, istituire strumenti specifici per lo sviluppo del Ppa-Power Purchase Agreement, con l’obiettivo di rendere il settore eolico una potente risposta economica, industriale e culturale alla crisi pandemica e al necessario processo di decarbonizzazione dell’economia. Sono queste le linee guida del Manifesto per lo sviluppo dell’eolico redatto dall’Anev, Associazione nazionale energia del vento.

Eolico come “buon vento della ripresa”, come protagonista di quella riconversione dell’economia in chiave “verde” attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili che rappresenta non solo una delle priorità dell’Ue, ma anche uno strumento in grado di favorire innovazione tecnologica, occupazione e sviluppo. Ma qual è la situazione nel nostro Paese? Il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) prevede, al 2030, il raddoppio della capacità eolica rispetto a quella installata in Italia oggi che è poco più che dieci GW con una produzione di energia elettrica di 20 TWh. Aumentare il target di potenza elettrica installata da fonte eolica a 19,3 GW e raddoppiare la produzione di elettricità consentirebbe di evitare emissioni di CO2 di oltre 17 milioni di tonnellate, risparmiare oltre 54 milioni di barili di petrolio e incrementare le prospettive occupazionali dalle 16mila attuali fino a 66mila unità, soprattutto in aree del Paese notoriamente “depresse”.

«L’eolico è un settore capace di affrontare la crisi dovuta alla pandemia e in grado di raggiungere gli obiettivi del Green Deal Europeo legati all’energia e all’ambiente, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, e la decarbonizzazione della produzione di energia prevista per il 2050 - commenta il presidente dell’Anev Simone Togni -. Ma affinché ciò sia possibile è necessario un ripensamento generale delle procedure sino ad oggi adottate. Il Manifesto va in questa direzione: identificare quali sono le priorità d’azione e mettere a sistema un modello di collaborazione tra l’associazione, le istituzioni e le aziende del settore per un corretto sviluppo dell’eolico in Italia, in linea sia con gli obiettivi del Pniec sia con quanto previsto dall’Ue».


Sette le priorità indicate dal Manifesto.
La prima riguarda le procedure di autorizzazione: sarebbe opportuno rinnovarle e semplificarle, accorciando i tempi di realizzazione. Grazie a tempi certi e procedure immediate è possibile costruire parchi eolici più avanzati e rendere gli impianti già esistenti compatibili. Purtroppo, però, in Italia esistono circa 2.500 MW di progetti eolici autorizzati, ma non ancora realizzati che senza semplificazione non potranno vedere la luce. Le tecnologie indicate in questi progetti rischiano di essere oramai obsolete e non in linea con le attuali. Ciò porterebbe ad un dispendio maggiore di soldi, una produzione di energia rinnovabile nettamente minore e un utilizzo del territorio maggiore di quello possibile.

Il secondo punto prevede un tavolo di confronto con le istituzioni per l’individuazione delle attività soggette ad autorizzazione, attraverso l’utilizzo di uno sportello unico al fine di indirizzare i processi autorizzativi con tempi sicuri. Il tutto verrebbe inserito in un testo univoco sulle autorizzazioni di impianti a fonte rinnovabile. In un’ottica di semplificazione del processo autorizzativo, è necessario un ripensamento in chiave strategica del ruolo del Ministero della Cultura e delle Soprintendenze locali nell’ambito dei processi autorizzativi dei progetti eolici sia da green field che di repowering.

Tra le priorità del Manifesto c’è anche la revisione delle linee guida nazionali per l’eolico che siano in linea con l’evoluzione normativa, tecnica e giurisprudenziale. Definire regole d’ingaggio chiare e trasparenti consentirebbe di velocizzare l’iter autorizzativo che oggi dura in media cinque anni, contro i sei mesi previsti. L’Istituzione di una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio dei ministri consentirebbe di coordinare il governo centrale, le Regioni e gli enti locali, con il fine unico di raggiungere gli obiettivi nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili, adottando soluzioni opportune. Un unico ufficio all’interno della cabina con competenze su questo settore garantirebbe tempistiche autorizzative brevi ed efficaci.
Il Pniec, entro il 2030, ha come obiettivo incrementare di dieci GW la capacità eolica: per raggiungere questo scopo è importante attivare dei meccanismi di sostegno e supporto che permettano alle imprese del settore eolico di compiere investimenti allungando il periodo di validità delle Aste e dei Registri da qui al 2030. Tali meccanismi permetterebbero di recuperare costi, specialmente ambientali, occupazionali ed industriali.

È significativa la proposta del governo di utilizzare strumenti alternativi per incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, tra cui l’eolico. L’istituzione di strumenti per lo sviluppo dei Ppa garantirebbe al produttore di energia un’adeguata retribuzione e al consumatore una convenienza economica. Risulterebbe quindi necessaria la creazione di strumenti come l’istituzione di un Fondo rotativo di garanzia pubblica, con una stima di contributi di 150 milioni di euro da distribuire fino al 2030 e la creazione di un sistema di detrazioni fiscali per i consumatori sugli acquisti di lungo termine di energia da fonti rinnovabili.

«Non c’è tempo da perdere - conclude Togni -. Oggi più che mai è necessario cogliere le grandi possibilità che il settore eolico offre. Uno sviluppo adeguato delle energie rinnovabili non solo rende il nostro Paese e l’Europa tutta meno dipendenti dai combustibili fossili, ma consente di creare nuovi posti di lavoro, ridurre l’impatto ambientale legato al ciclo energetico, creare nuove opportunità industriali e contribuire, dunque, alla crescita economica».




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