mercoledì 12 luglio 2017
A che punto è la procedura per cedere la ex compagnia di bandiera abbandonata da Etihad e salvata con 600 milioni dal governo
Il 2016 di Alitalia si è chiuso con un rosso di 492 milioni
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Alitalia è ufficialmente in cerca di un nuovo acquirente dopo il fallimento dell'esperienza con Etihad (e l'ancor peggiore esperienza tutta italiana dopo la privatizzazione del 2008) legato alla bocciatura del referendum sul nuovo piano aziendale da parte dei lavoratori. Dopo la nomina dei tre commissari e il prestito ponte da 600 milioni di euro la compagnia di bandiera che ha perso 492 milioni di euro nel 2016 e altri 205 milioni nei primi mesi del 2017 è stata messa in vendita. Sul tavolo ci sono adesso 32 offerte.

Cosa succede adesso: la "data room" chiude il 21 luglio

I commissari stanno esaminano i requisiti di chi si è fatto avanti e scartano chi non li ha. Il 26 giugno hanno invitato ad accere alla data room con i conti approfonditi della compagnia aerea i 32 soggetti che si sono fatti avanti e che rispondono ai requisiti previsti dal bando pubblicato lo scorso 17 maggio. I candidati all'acquisizione hanno tempo fino al 21 luglio per presentare le loro offerte non vincolanti. Il passaggio successivo è la gara e la valutazione delle «offerte vincolanti» entro fine ottobre. Nel frattempo commissari possono scegliere di tornare sul mercato per vedere se qualcuno, finora alla finestra, fosse interessato a un eventuale acquisto, asso nella manica per evitare proprio lo spezzatino

Chi si è fatto avanti

Tra le 32 «manifestazioni di interesse non vincolanti» per acquistare Alitalia ci sarebbero quelle di Ryanair, Etihad (che già ne deteneva il 49% delle azioni) e Delta (partner nello «Sky team» con Air France e Klm). Lufthansa ammette di non voler comprare tutta la ex compagnia di bandiera, ma di pensare solo alla flotta. Stesso discorso da Ryanair, alla quale fanno gola alcune tratte. Di certo cresce la preoccupazione per il rischio che l’aviolinea finisca venduta come uno spezzatino», con i suoi asset più pregiati a prezzi di saldo. I commissari proveranno in ogni modo a vendere la società tutta intera.

Come ci si è arrivati: l’addio di Etihad ad Alitalia dopo il “no” al referendum

L’avventura di Alitalia assieme a Etihad si è conclusa il 2 maggio, quando il consiglio di amministrazione, dopo l’assemblea degli azionisti, ha chiesto l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. I soci avevano progettato di finanziare la compagnia con 2 miliardi di euro (di cui 900 milioni di nuova liquidità) per permetterle di continuare a operare sulla base di un nuovo piano industriale, ma si sono arresti quanto nel referendum che si è concluso il 24 aprile i dipendenti hanno votato contro l’accordo del 14 aprile tra azienda e sindacati per la riduzione del costo del lavoro.


L'avvio dell’amministrazione straordinaria di Alitalia

La sera stessa del 2 maggio il governo ha pubblicato il decreto che avvia l'amministrazione straordinaria di Alitalia. L'esecutivo ha nominato i tre commissari che guideranno il gruppo (sono Stefano Paleari, Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi) con l’obiettivo di renderlo appetibile per possibili acquirenti e chiudere una cessione nel giro di 6 mesi, quindi entro novembre 2017.

Per permettere alla compagnia di continuare a operare il governo ha concesso 600 milioni di prestito “ponte”. Al finanziamento è stato applicato un tasso del 10% più l’Euribor per potere ottenere il via libera dalla Commissione europea, che altrimenti avrebbe considerato l’intervento un illecito aiuto di Stato. I primi 220 milioni sono arrivati già il 10 maggio. Il decreto è stato inserito nella “manovrina” attraverso un emendamento.

La posizione del governo

Il governo ha spiegato di essere intervenuto per assicurare l'operatività dei voli ed evitare il fallimento brusco di Alitalia, azienda che conta circa 11mila dipendenti e la cui crisi avrebbe provocato una spesa in ammortizzatori sociali che il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha quantificato in circa 1 miliardo di euro.

Fin dall'inizio il governo ha escluso ogni ipotesi di nazionalizzazione diretta o indiretta, quindi l'azienda non tornerà sotto il controllo dello Stato né sarà inglobata da società statali più robuste come Ferrovie dello Stato o Leonardo.



Le norme Ue sui possibili acquirenti

Durante il suo viaggio in Cina per partecipare al Forum sulla nuova Via della Seta il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha lasciato capire che fondi cinesi potrebbero essere interessati. In particolare si parla di China Airlines e Hainan Airlines. Grandi gruppi europei come Lufthansa e Air France per il momento hanno smentito ogni interesse.

Cedere una quota superiore al 49,9% a soggetti di paesi esterni all'Unione europea non è possibile: in quel caso, secondo le norme europee, la compagnia perderebbe lo Stato di vettore aereo dell'Ue, con i relativi privilegi sui diritti di volo. Il governo sta premendo a Bruxelles per togliere questo limite che considera "irrealistico" ma sinora senza molti risultati.

La strategia dei commissari

I commissari hanno l'obiettivo di rendere la società più appetibile alzando il fatturato e tagliando le spese. Si punta su nuove rotte, in particolare verso Oriente. Annunciati un volo per le Maldive e, a breve, una rotta per Delhi. Poi ci dovrebbe essere anche un volo tutti i giorni per Los Angeles non solo d'estate ma anche di inverno. Nei piani dei commissari Alitalia sarà in grado di « scavallare l'anno e anche la stagione invernale: stiamo facendo i primi studi sulla stagione estiva per il 2018». Per luglio dovrebbe essere pronto un nuovo piano industriale, anche sulla base dei piani esistenti.

Il nodo del contratto e la cassa integrazione

I commissari hanno concordato con i sindacati la proroga al 31 ottobre del contratto scaduto il 31 maggio. Il 24 maggio l'azienda ha inviato a governo e sindacati la lettera per aprire la procedura di cassa integrazione straordinaria: coinvolti 828 addetti di terra, 190 piloti e 340 hostess. La misura, ha spiegato l'azienda, serve a ridurre i costi. Ma i sindacati hanno protestato per l'ipotesi di cassa integrazione a zero ore per 317 addetti di terra. Sinora nessun accordo è stato raggiunto.



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