giovedì 7 dicembre 2017
La pressione italiana, con Tajani e Gualtieri in prima fila, ha impedito a Nouy di applicare già da gennaio le nuove regole sulle coperture. Ora Francoforte dovrà cambiare il suo "Addendum"
Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico della Banca centrale europea (Epa)

Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico della Banca centrale europea (Epa)

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La Banca centrale europea chiude oggi di raccolta di pareri sul famigerato Addendum, il documento con cui il Consiglio di Vigilanza della Bce ha proposto una stretta sul trattamento delle future sofferenze nei bilanci delle banche. Non si può dire che il giro di opinioni sia andato nel modo che sperava Daniéle Nouy, la francese che guida il Meccanismo di vigilanza. In particolare la Bce si è scontrata con un problema di democrazia.

Gli organismi che più direttamente rappresentano i cittadini dell’Unione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, si sono opposti al progetto della Vigilanza, che intende chiedere alle banche di accantonare un cifra pari al 100% dei prestiti che si rivelano deteriorati nel giro di due anni se non ci sono garanzie o in sette anni se c’è invece una copertura.

Prima gli avvocati del Parlamento europeo e poi quelli del Consiglio hanno contestato la legittimità della richiesta della Bce, argomentando che fissare nuove regole sul trattamento delle sofferenze è qualcosa che va oltre il suo mandato. La Vigilanza, hanno chiarito gli avvocati, non può imporre regole valide per tutte le banche della zona euro: da mandato ha poteri di supervisione che sono specifici per ogni banca e le misure vincolanti devono essere quindi altrettanto legate a casi specifici. Secondo i due pareri legali, quindi, la Bce non ha il potere di fare queste richieste alle banche. Queste opinioni legali non sono vincolanti, ma confermano che una qualsiasi banca europea avrebbe buone speranze di vincere una ricorso alla Corte Ue contro l’applicazione delle nuove regole.

Dietro la contestazione dell’Addendum è forte la pressione dell’Italia, che vive più intensamente degli altri il problema delle sofferenze bancarie e che oggi è particolarmente forte all’interno del Parlamento sulle questioni economiche, con Antonio Tajani presidente e Roberto Gualtieri alla guida della Commissione per i Problemi economici e monetari.

Proprio rispondendo a una lettera di chiarimenti che le ha inviato l’eurodeputato del Pd Gualtieri la francese Nouy ha confermato che l’Addendum sarà rivisto. A partire dai tempi di applicazione. «La bozza pubblicata prevede un’applicazione dell’Addendum sui crediti che vengono classificati come deteriorati da gennaio 2018 in avanti – ricorda Nouy –. Nel contesto della consultazione pubblica, rivedermo anche questa data di riferimento». Nouy ricorda che comunque ogni decisione dovrà passare dal consiglio direttivo della Bce e che non c’è l’intenzione di applicare la stretta contabile anche ai crediti che sono già divenuti sofferenze.

In realtà, date le obiezioni che ha incassato, l’Addendum dovrà probabilmente ricevere correzioni anche sostanziali. In un articolo molto informato il Financial Times scrive che la Vigilanza ha intenzione di “aggiustare” la sua proposta in modo da renderla meno contestabile ma comunque efficace nel mettere pressione alle banche per risolvere rapidamente il problema delle sofferenze nei loro bilanci.


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