sabato 23 ottobre 2021
Nei settori cosiddetti "hard to abate" l'idrogeno può avere un ruolo centrale per tagliare le emissioni di CO2. I progetti italiani di Snam con Rina, Iris, Bormioli, Tenaris, Edison, Giva e Sapio
Il macchinario di una acciaieria al lavoro

Il macchinario di una acciaieria al lavoro

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L'idrogeno verde entra con decisione nella produzione di acciaio, vetro e ceramica, grazie ad una serie di iniziative che vedono protagonista Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo, prima in Europa per estensione della rete di trasporto e capacità di stoccaggio di gas naturale nonché tra i principali operatori continentali nella rigassificazione e con un impegno rafforzato (investimenti in crescita fino a 7,4 miliardi di euro) nelle attività della transizione energetica, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040.

A Castellarano, nel Distretto di Sassuolo, il nuovo stabilimento di Iris Ceramica (uno dei 6 in Italia, con 1000 dipendenti) nel 2022 sarà dotato di tecnologie native che consentiranno di utilizzare l’idrogeno verde nei processi produttivi. Il protocollo d’intesa siglato con Snam è infatti quello di un progetto industriale – presentato di recente a Milano nel corso della pre-Cop 26 – che prevede lo studio e lo sviluppo della prima fabbrica ceramica al mondo alimentata ad idrogeno verde. La soluzione messa a punto da Iris Ceramica Group con il supporto di Snam potrà consentire da subito alla fabbrica di Castellarano di realizzare superfici ceramiche nate da un blend di idrogeno verde, prodotto grazie all’energia solare, e di gas naturale; sul tetto della fabbrica verrà infatti installato un impianto fotovoltaico (con una potenza di 2,5 MW) abbinato ad un elettrolizzatore e a un sistema di stoccaggio dell’idrogeno rinnovabile prodotto in loco. L’utilizzo di questo blend consentirà nell’immediato di abbattere le emissioni di CO2; si arriverà poi all’utilizzo esclusivo di energia rinnovabile per una produzione a zero emissioni, visto che l’impianto è progettato per funzionare al 100% ad idrogeno. Una iniziativa salutata con soddisfazione, a margine dell’incontro milanese, da Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, e da Federica Minozzi, Ceo di Iris Ceramica Group.

Per quanto riguarda invece l’acciaio spostiamoci a Rho, vicino Milano, dove nello stabilimento “Forgiatura A. Vienna” si è tenuto con successo il primo test a livello mondiale di utilizzo di una miscela di gas naturale e idrogeno al 30% nei processi di forgiatura utilizzati nella lavorazione dell’acciaio su scala industriale. Protagoniste dell’iniziativa sono state Snam, che ha sviluppato e promosso il progetto, la multinazionale Rina che ha curato le analisi ingegneristiche e le prove di laboratorio, e il Gruppo Giva, leader globale nella lavorazione dell’acciaio. La miscela di metano e idrogeno è stata fornita da Sapio, azienda italiana specializzata nella produzione e commercializzazione di gas industriali e medicinali. Secondo le stime, l’utilizzo permanente di una miscela del 30% di idrogeno verde sul totale del gas consumato dai tre stabilimenti di forgiatura della Giva porterebbe a una riduzione delle emissioni di CO2 nell’ordine delle 15.000 tonnellate annue, equivalente a circa 7.500 auto.

Ancora acciaio e ancora in Lombardia, a Dalmine per la precisione, dove – nell’ambito del progetto “Dalmine zero emissions” – Tenaris, Edison e Snam collaboreranno per individuare e realizzare le soluzioni più idonee per la produzione, la distribuzione e l’utilizzo di idrogeno verde. Un progetto finalizzato alla generazione di idrogeno e ossigeno tramite un elettrolizzatore da circa 20 MW e all’adattamento del processo produttivo dell’acciaio, mediante l’utilizzo di idrogeno verde in sostituzione al gas naturale. Lo sviluppo di questo progetto ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO2 legate alla produzione dell’acciaio.

E parliamo infine di quella fabbricazione di oggetti in vetro (l’Italia è il secondo produttore in Europa, con oltre 5 milioni di tonnellate annue) altamente energivora e difficilmente elettrificabile. Ma ecco che ora c’è “Divina” (Decarbonizzazione dell’industria vetraria idrogeno e nuovi assetti), progetto coordinato da Snam, Rina e Bormioli e con un gruppo di lavoro tutto italiano rappresentativo dell’intera filiera, per la riduzione delle emissioni nell’industria vetraria attraverso l’idrogeno. L’obiettivo è di ridurre le emissioni nella fase di fusione del vetro, che rappresenta più del 50% del consumo energetico di tutta la produzione. L’impiego di un blend di idrogeno al 30% nei processi fusori del vetro a livello nazionale consentirebbe di ridurre le emissioni di 200.000 tonnellate, pari alle emissioni di circa 100.000 autoveicoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Si moltiplicano gli esperimenti di soluzioni nuove per abbattere le emissioni dei settori 'duri' Una linea di produzione di bicchieri di vetro Lo stabilimento Iris Ceramica di Castellarano (Reggio Emilia) Un operai siderurgico al lavoro in una fornace

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