giovedì 14 marzo 2019
Il sottosegretario Geraci va ad argomentare la bontà dell'intesa Italia-Cina a un convegno dei seguaci di Lyndon LaRouche, uno dei più bizzarri cospirazionisti degli ultimi decenni
Michele Geraci interviene al convegno "L'Italia sulla Nuova Via della Seta" del MoviSol

Michele Geraci interviene al convegno "L'Italia sulla Nuova Via della Seta" del MoviSol

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A volte il problema è il contesto. Michele Geraci, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico e grande negoziatore nella trattativa tra Italia e Cina, il 13 marzo ha ribadito le argomentazioni a favore dell’ingresso dell’Italia nella "Belt and Road Initiative" a un convegno organizzato dal MoviSol, il Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà.

Il MoviSol è la sezione italiana del movimento internazionale di Lyndon LaRouche, attivista americano scomparso il mese scorso a 96 anni e ricordato qualche giorno fa in un’intervista al "Corriere" dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti come uno degli ispiratori del progetto di una nuova via della seta. Ed è vero, più di trent’anni fa LaRouche parlava già della necessità di creare infrastrutture che legassero l’Asia, l’Europa e l’America. Però LaRouche parlava di tante altre cose, avanzando molto spesso tesi bizzarre e cospirazioniste. Ad esempio riteneva che l’Aids fosse stato messo in circolazione dai sovietici o dal Fondo monetario internazionale. Negli anni ’80 riuscì a convincere 700mila californiani a firmare una petizione (poi bocciata dal voto) per mettere in quarantena chiunque fosse venuto in contatto con il virus. Per LaRouche i britannici, a partire dalla famiglia reale, sono il grande male del mondo. Accusò la Regina Elisabetta di essere coinvolta nel traffico internazionale di droga, Londra di avere organizzato l’attacco alle Torri gemelle con i sauditi e la finanza inglese di avere progettato un assassinio di Barack Obama.

Si può credere o meno alle tesi di LaRouche – che fu anche condannato a 15 anni di prigione per frode postale –, idee che negli anni della post-verità potremmo inquadrare nella categoria dei “fatti alternativi”. Soltanto che sentire ripetere le argomentazioni a favore dell’intesa Italia-Cina in un contesto simile fa sorgere il sospetto che anche quelle siano “fatti alternativi”. Helga Zepp-LaRouche, vedova del fondatore e oggi guida del movimento, spiegava ieri che l’Italia non deve temere la natura non democratica di Pechino, perché in realtà «la Cina è una meritocrazia che esalta le qualità dei suoi dirigenti. Funziona meglio del nostro sistema dei partiti, perché mette al centro il bene comune. Tanto che il 90% dei cinesi approva l’operato del suo governo, contro il 30% dei tedeschi».

Interrogato sul senso di agevolare gli scambi con la Cina proprio mentre con il piano 'Made in China 2025' Pechino vuole competere con le nostre eccellenze industriali, Geraci ha risposto che «quando spira il vento, c’è chi costruisce muri e chi costruisce mulini. Io preferisco i mulini. Il piano Made in China 2025 è lo tsunami che verrà da Oriente e che si potrebbe abbattere sul nostro manifatturiero, perché l’Italia è il Paese europeo che ha un grado di similarità industriale più elevato con la Cina. Il vento spira, e voglio essere il Paese che costruisce i mulini. Il vento continuerà a far girare le mie pale, dare energia. Voglio cooperare piuttosto che bloccare». E chissà che anche questa idea non sia stata ispirata da Lyndon LaRouche.

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