martedì 11 ottobre 2016
Gioele Meoni: «Il mio dispositivo per moto figlio di quella fatale Parigi-Dakar»
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Figlio del deserto e del mal d’Africa. Ma soprattutto erede di una passione sconfinata, quella di papà Fabrizio, due volte vincitore della Parigi-Dakar, la più estenuante cavalcata del mondo su due ruote. Lui si chiama Gioele Meoni. Aveva soltanto 4 mesi quando suo padre nel gennaio del 1992 partecipava alla sua prima Parigi-Dakar, vinta poi per due volte di fila nel 2001 e nel 2002. Aveva 13 anni, Gioele, quando quel tragico 11 gennaio 2005 arrivò la notizia della morte in gara del babbo. «Vado a correre il mio ultimo rally nel deserto, ci disse prima di partire per quell’Africa che aveva nel sangue – ricorda Gioele –. Quella sua passione da sempre scorre anche nel mio sangue. Ho corso anch’io gare di motocross e ho guidato la mia prima moto, una Suzuki 50 a 3 ruote, quando avevo soltanto tre anni. Del resto, sono cresciuto nell’azienda di moto e motori di mio padre a Castiglion Fiorentino fin dai primi anni di vita».  È da lì, da quel mondo reale e insieme immaginifico fatto d’infinite distese che sanno di sabbia e fatica, di gas e sole cocente, di pericolo e dune, che Gioele è idealmente partito per la sua più personale avventura, legata a un’altra passione, da nativo digitale: computer e tecnologia, che insieme diventano innovazione. Una frontiera anch’essa, assai diversa da quella di papà Fabrizio, ma sempre da cavalcare per esplorare e osare varcare nuovi orizzonti. «Creare qualcosa che fosse mio, rivolto a un pubblico internazionale – racconta –, è sempre stato un chiodo fisso. Dopo l’università ho creato e tuttora gestisco WifiLazooo, un sistema di rete WiFi innovativo, attualmente installato in alcuni comuni toscani, che permette a chiunque di navigare su Internet liberamente identificandosi una volta per tutte. Questo porta enormi vantaggi a livello di sicurezza e anche vantaggi di proximity marketing».  Cercare altre strade, nuove, non battute. Offroad, una vocazione di famiglia: il motore della creatività che taglia un altro ideale deserto. «Dopo la laurea in Informatica ho lavorato per due anni in una multinazionale di pubblicità a Milano – racconta Gioele, oggi 25enne – e mi sono fatto le ossa nel mondo digitale a tutto tondo. Ho cominciato a realizzare alcune app di intrattenimento (Tubesmash, Photobmb) insieme a dei colleghi, come passatempo, raccogliendo quasi un milione di downloads. Ma ora finalmente è arrivato il momento della sintesi, unendo le mie due passione: per le due ruote e gli sport estremi e per la tecnologia». Insieme ad Alessandro Veracchi, Andrea Veracchi ed Eros Verderio, Gioele Meoni sta per lanciare sul mercato mondiale Whip Livex. «Si tratta di un dispositivo smart per motocross, downhill ed enduro/free ride, concepito per essere utilizzato in contesti estremi. È in grado di fornire informazioni essenziali per il pilota a colpo d’occhio durante la guida, direttamente dal manubrio». Per realizzarlo sono stati coinvolti nel progetto sviluppatori, ingegneri, designer e piloti di ogni tipo. Ma la tecnologia fino a che punto può aiutare chi si trova in sella a una moto, in bilico su due ruote nelle condizioni più estreme? «Certo, non è facile. In questi sport non è ammesso il minimo errore, non è possibile controllare il proprio smartphone mentre si guida perché la concentrazione sul percorso è fondamentale. Ma ora, con Whip Livex, rendiamo fruibili al pilota tutte le informazioni di cui ha bisogno a colpo d’occhio. Cosa inimmaginabile fino ad oggi in sport come motocross, downhill ed enduro».  Il mondo del running, del biking e del mountain biking è ormai da tempo colonizzato dalla tecnologia: Strava, Runtastic, Nike Run… Chiunque mastichi un po’ di sano jogging usa queste e altre applicazioni per tracciare e condividere i propri progressi sportivi. Ma mai finora ciò è stato possibile per gli sport estremi su due ruote. «Per cambiare il modo di allenarsi, correre e concepire sport off-road – spiega il suo inventore – Livex uscirà insieme al primo Riders Network. Quasi tutti oggi utilizziamo un social network e noi ne stiamo creando uno specifico per questi sport, così i piloti potranno condividere e confrontare le proprie sessioni, aggiungere in maniera condivisa nuovi tracciati e scalare le relative classifiche a suon di 'best laps'». Nel 2017 Whip Livex entrerà in commercio e sarà equipaggiato in gara da piloti di vertice nelle rispettive discipline (info su www.whip.live).  Sembra di essere lontani anni luce da quelle toccanti immagini in cui si vedeva Fabrizio Meoni, esausto, raccontare 'live', microfonato a bordo della sua Ktm, gli ultimi infiniti metri prima di tagliare da vincitore il traguardo alla Parigi-Dakar. L’iper-tecnologico Duemila era già cominciato, ma quell’uomo d’altri tempi (la cui fondazione, a lui intitolata, ha negli anni aperto in Africa decine di scuole e strutture sociosanitarie) sentiva soltanto la sfida del vento e di quella ondosa sabbia senza confini che lo ammaliava come il canto delle sirene. «Mio padre era totalmente negato per la tecnologia – ricorda Gioele –. Stava alla larga persino da un semplice computer, tanto che fui io a 10 anni ad insegnargli come avviare il pc, aprire il client di posta e inviare una email. Per spegnere il computer lui avrebbe staccato la spina».
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