venerdì 22 novembre 2019
Il vescovo argentino indagato per abusi sessuali su due seminaristi dovrà però recarsi in tribunale il 27 novembre
La difesa di Zanchetta: nessun mandato di arresto internazionale
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Il vescovo argentino Gustavo Zanchetta, indagato in patria per abusi sessuali su due seminaristi, dovrà comparire in tribunale il prossimo 27 novembre, a Salta, nel nord del Paese. Qualora non rispettasse la convocazione, allora il giudice potrà dare seguito alla richiesta di arresto avanzata dal procuratore dell’Ufficio sulla violenza di genere e sui crimini contro l’integrità sessuale di Orán, Maria Soledad Filtrin Cuezzo. Questo è quanto si evince da una risoluzione del giudice che segue la vicenda di Zanchetta, Maria Laura Toledo Zamora, presidente della sala II del tribunale di Orán.

L’atto giudiziario fa chiarezza sulla notizia che ieri ha avuto una grande eco, ossia quella di un mandato di arresto internazionale spiccato nei confronti del presule 55enne, già vescovo Orán dal 2013 al 2017 e poi per un breve periodo assessore dell’Apsa. Presule che resta domiciliato in Vaticano.

Ieri Zanchetta è intervenuto con una dichiarazione di un suo portavoce sottolineando che il presunto mandato di arresto sarebbe invece «una semplice richiesta da parte del pubblico ministero» e «non certo un ordine emanato dall’autorità giudiziale competente». Se il pubblico ministero sosteneva che Zanchetta non aveva risposto a chiamate telefoniche e ad email, il portavoce del presule ribatte che nelle notifiche non era specificata la necessità di una risposta. Inoltre «non è ammissibile qualificare la condotta processuale di mons. Zanchetta come un rifiuto a presentarsi in giudizio: quest’ultimo, infatti, ha sempre collaborato con la giustizia, tanto è vero che lo stesso giudice argentino, nella sua decisione del 23 agosto di quest’anno, ha accolto la richiesta della Difesa di revocare le misure cautelari a lui imposte previamente».

Quindi «sorprende molto la pubblicazione, nel sito web della procura, della documentazione oggetto del processo penale non ancora sottoposta al legittimo contradditorio, compresi i documenti che afferiscono all’intimità dell’imputato. Tutto ciò comporta la costruzione di una immagine negativa di Zanchetta la cui colpevolezza deve ancora essere dimostrata in giudizio. Gravissima è poi la lesione dei principi fondamentali della tutela dell’intimità e della presunzione di innocenza perpetrata dalla stessa autorità che, nell’esercizio delle sue funzioni, dovrebbe agire come garante di tali diritti». Qui il riferimento è alla citazione sul sito della procura di alcuni dati contenuti nella perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto Zanchetta.

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