sabato 20 aprile 2019
Sopravvissuti al disastro del 4 novembre 2017, dove morirono 26 giovani donne, è grazie all’impegno della Comunità Papa Giovanni XXIII che hanno potuto ritrovare la speranza
Il naufragio del 4 novembre 2017, in cui morirono 26 ragazze nigeriane (Ansa)

Il naufragio del 4 novembre 2017, in cui morirono 26 ragazze nigeriane (Ansa)

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Youssuf, Precious e Alì sono sopravvissuti al naufragio citato nelle meditazioni di suor Bonetti. Quello in cui il 4 novembre 2017 morirono 26 giovani donne. Una era la mamma di Youssuf, della Costa d’Avorio, che allora aveva solo 2 anni. Precious, nigeriana, ha perso la sua amica più cara, ed è una vittima di tratta. Anche lei era caduta in acqua, ma si era salvata. Allora aveva solo 16 anni. Come Alì, del Bangladesh, anche lui caduto in acqua. E aveva riportato delle gravi ustioni alle gambe, provocate dal carburante. Tutti e tre sono stati accolti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di Reggio Calabria a “Casa dell’Annunziata” che ospita minori stranieri non accompagnati ed è inserito nel progetto per ragazze minori vittime di tratta. Tre storie che ben rappresentano le riflessioni di suor Bonetti, il dramma, lo sfruttamento, la morte.

Ma anche la bella ed efficace accoglienza che vede ancora una volta in prima linea, spesso da soli, i volontari. Proprio loro sono riusciti a ricostruire una famiglia per Youssuf. «Tramite “Radio popolo immigrato” siamo riusciti a rintracciare il padre in Francia dove gli era stata negata due volte la richiesta d’asilo – ci spiega Giovanni Fortugno, referente ambito immigrazione della Comunità – l’abbiamo fatto venire in Italia, in accordo con la Procura per i minori e abbiamo iniziato un training per il ricongiungimento».

Un percorso non facile. Infatti quando il papà era partito il bimbo aveva solo 4 mesi. Cosa poteva ricordare? Ora vivono in un Cas a Reggio Calabria e stanno bene, davvero un papà e un figlio, ma con che prospettive? Il papà ha ottenuto il permesso di soggiorno per casi speciali, il bimbo è inserito a scuola. « Da una tragedia siamo riuscito almeno a dare qualche prospettiva a questa famiglia – riflette ancora Fortugno – lui però non lavora, è solo assistito. Ha la patente per camion del suo Paese, riconosciuta in Francia ma non in Italia. Quindi dovrà rifare tutto l’iter ma deve prima imparare l’italiano».

E vanno avanti anche gli altri due percorsi. Precious, ora maggiorenne, è stata trasferita nel sistema di protezione per le vittime di tratta, in una casa della Fondazione Città Solidale che gestisce i servizi della Caritas di Catanzaro. E sta facendo dei corsi di tirocinio. Alì, infine, vive ancora a Casa dell’Annunziata, segue un progetto, sta prendendo la licenza media e poi sarà inserito in una delle case famiglia o in una cooperativa della Comunità.

«Questo è il nostro pane quotidiano – commenta Giovanni – e lo facciamo per vocazione perché se lo facessimo per lavoro anche noi, come tanti, dopo i tagli decisi dal Governo saremmo costretti ad abbandonare. I nostri politici sono come Pilato, se ne lavano le mani, e noi cattolici corriamo il rischio di diventare come quelli che urlavano “crocifiggilo, crocifiggilo”». Anche per questo la Comunità ha organizzato una Via Crucis particolare. «Due stazioni erano nella nostra casa per minori e una dove si prostituiscono le ragazze. E abbiamo portato le loro testimonianze. Un altro legame con la Via Crucis di Roma».

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