martedì 7 febbraio 2012
Mons. Stephen Rossetti: dopo aver preso coscienza del problema la Chiesa ha imboccato un cammino di purificazione e di revisione, che procederà. Di fronte ai presuli riuniti all'Università Gregoriana, anche la testimonianza toccante di una vittima irlandese.
Il Papa: cura delle vittime sia preoccupazione prioritaria
«Io abusata e non creduta dalla Chiesa che amavo». La testimonianza di Marie Collins
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Quando alla fine degli anni Novanta è esploso negli Stati Uniti lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, nella Chiesa  "si è detto 'questo è un problema solo americano', poi si è detto 'è un problema solo degli anglofoni', poi 'è un problema solo dell'Occidente, poi è successo in Italia, in Germania, in altri Paesi: oggi la Chiesa è finalmente consapevole che gli abusi del clero sono un problema di tutto il mondo" e sa che deve "guardare l'ambiente attorno ai bambini e controllare chi sta accanto ai bambini".Lo ha rimarcato mons. Stephen Rossetti, dell'università cattolica di Washington, riferendo ai giornalisti del suo intervento al Simposio internazionale contro gli abusi del clero, in corso alla Gregoriana.Mons. Rossetti ha ricordato che quello degli abusi è un problema "antico", che la Chiesa ha i propri "tempi" e che si tratta di un "processo lungo e forse lento, ma - ha assicurato - il processo è cominciato, la Chiesa ha imboccato la sua strada, il cammino procederà".Rossetti è stato interpellato anche a proposito dell'impatto sui vescovi e sui partecipanti al simposio dell'intervento di Marie Collins, 63 anni, irlandese, abusata da un sacerdote quando ne aveva 13 ed era ricoverata in ospedale. "È stata una presentazione molto commovente - ha detto il prelato - l'emozione era forte e la gente era commossa".Mons. Rossetti ha portato in assemblea l'esperienza della Chiesa statunitense, che per prima ha dovuto affrontare lo scandalo degli abusi, ne è stato sconvolta, ma ha imparato a reagire. "È veramente necessario - si è chiesto - che tutti i Paesi al mondo debbano attraversare lo stesso doloroso percorso durato decenni?"Rossetti ha illustrato sei tipologie di errori che "le autorità della Chiesa hanno talvolta commesso" verso i sacerdoti abusatori: Il mancato ascolto delle vittime e il lasciarsi manipolare dai trasgressori; le vittime vengono prima di tutto, ha ammonito, e le autorità della Chiesa non devono gestire i casi da sole. Sottostimare la prevalenza degli abusi sessuali sui bambini nella propria diocesi. Credere che i perpetratori possano essere curati e non rappresentino più un rischio; il malinteso sul perdono per i perpetratori, perché perdono non è fuggire le leggi civili; la formazione umana insufficiente dei sacerdoti, anche sul tema della sessualità. Tra i suggerimenti, la valutazione psicosessuale dei candidati al sacerdozio attraverso anche una intervista clinica riservata svolta da un clinico esperto.Rossetti ha citato anche una raccomandazione di Benedetto XVI: "è necessario che la Chiesa sia vigile, punisca coloro che hanno peccato e soprattutto impedisca loro ogni ulteriore possibilità di contatto con i bambini".Il presule americano, davanti all'uditorio che rappresentava 110 conferenze episcopali del mondo e i vertici di oltre 30 ordini religiosi, ha concluso ammonendo: "Siamo chiamati ad essere la voce di milioni di bambini oggetto di abuso; dobbiamo essere dalla parte di coloro che sono stati feriti e che soffrono; un giorno le vittime guarderanno a noi non come nemici, ma come loro sostenitori ed amici, quel giorno deve ancora arrivare...". "La Chiesa cattolica - ha ricordato - è una grande istituzione internazionale con una storia di oltre 2000 anni; è tradizionalmente lenta al cambiamento, ma quando finalmente raccoglie la sua forza intellettuale e la convinzione morale concentrandosi su ciò che è giusto, il potere della sua voce risulta inarrestabile; Pietro ci ha già parlato di questo male terribile e le porte dell'inferno non prevarranno su di lui".
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