martedì 14 ottobre 2014
Vitamine pastorali anche alle coppie che "resistono"
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C’era una volta una pastorale quasi a senso unico, con le famiglie doc protagoniste indiscusse, magari impegnate a rivaleggiare con i sacerdoti per rigore dottrinale e proprietà di linguaggio, in ecclesialese stretto, con citazioni magisteriali annesse. Ora la 'nuova' pastorale – almeno a leggere certe sintesi mediatiche – sembra orientata a mettere in luce quasi esclusivamente l’accoglienza, la misericordia, l’ascolto delle famiglie ferite, disgregate, colpite dalla sofferenza dell’abbandono. Una svolta doverosa ma – è stato fatto notare ieri in alcuni 'circoli minori' – non rischiamo in questo modo di lasciare in ombra l’impegno di tante famiglie 'normali', capaci di resistere ai tanti assalti nefasti della postmodernità?  Questa necessità di ribadire con maggior forza il ruolo delle coppie che non si arrendono, anche in chiave di testimonianza e di esempio nei confronti di coloro che invece hanno perso 'qualche colpo', potrebbe essere una delle tante richieste di modifica che pioveranno sulla 'relazione' presentata dal cardinale Erdö. Non un documento definitivo, ma una 'pasta' da aggiustare e modificare fino a venerdì, quando la parole fine calerà sui lavori dei padri sinodali. Altra esigenza emersa, quella di dare voce con maggiore ampiezza agli interventi che 'non' si sono soffermati su divorziati e risposati.  E sono – è stato ridetto per l’ennesima volta – la maggior parte. Nel senso che gli interventi si sono distribuiti su tutta l’ampiezza dell’Instrumentum laboris, quindi su almeno una trentina di temi urgenti e impegnativi. Condensare tutta la ricchezza del dibattito nelle 'due linee di tendenza', cioè pro e contro la riammissione ai sacramenti per i divorziati risposati, significa far torto alla verità. Anche perché entrambe le 'posizioni' sono state caratterizzate da una forte preoccupazione pastorale nei confronti delle coppie ferite. Come segnata da una profonda sensibilità è risultata la richiesta di dare maggior rilievo alla sofferenza dei bambini che vivono il dolore per la disgregazione delle famiglie.
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